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Escursionismo: 514 Itinerari

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Sentiero Europeo E1 Toscana T10

Alla partenza dal Lago Scaffaiolo si lascia il Monte Cupolino a destra (comunque raggiungibile con una breve deviazione) e si imbocca il sentiero CAI 00 verso il Passo dei Tre Termini (1779 m slm), antico confine fra Stato Pontificio, Granducato di Toscana e Ducato di Modena e, costeggiando la parete Nord del Monte Cornaccio (1789 m slm), si raggiunge rapidamente il Passo dello Strofinatoio (1846 m slm). La mulattiera che lo varca era percorsa in tempi antichi dai muli che nel punto sommitale ripido e stretto strofinavano la soma lungo le rocce e da qui il nome. Sul passo è presente un quadrivio ben segnalato dal quale si diramano il sentiero verso la Val Dardagna e il rifugio Cavone (direzione Nord Ovest), oppure quello in direzione Nord che in circa 30’ porta sulla vetta del Corno alle Scale (1945 m slm), oppure ancora il sentiero E1 che coincide con il sentiero CAI 00 e si dirige a Sud Ovest verso Pracchia, transitando dal Passo del Cancellino (1630 m slm). Da questo Passo, si diramano numerosi sentieri: quello verso Nord Est porta al borgo di Monteacuto delle Alpi e scende rapidamente sul versante bolognese, il sentiero che sale verso la vetta del Monte Gennaio (1814 m slm) e da qui scende al Passo dei Malandrini (1574 m slm), oppure il sentiero E1 che invece raggiunge il Passo dei Malandrini più agevolmente dirigendosi a Sud (destra) e aggirando il Monte Gennaio sul versante Ovest. Al Passo dei Malandrini è molto importante porre la massima attenzione e imboccare il sentiero in direzione Est (verso il Rifugio del Montanaro e il Passo della Pedata del Diavolo), tralasciando quelli diretti rispettivamente a Nord (ritorna verso la vetta del Monte Gennaio) e a Ovest, CAI 00, che porta verso la Maceglia ed il Rifugio di Piano di Pratorsi; quest’ultimo sarebbe la “vera” via di crinale geografico, ma compie un’ansa lunghissima per lasciare le sorgenti del Reno a sinistra e la valle della Lima sulla destra. Il sentiero E1 raggiunge in pochi minuti il Rifugio del Montanaro (1567 m slm), apertura stagionale, locale bivacco invernale sempre aperto, dalla cui terrazza si gode un bel panorama. Dal Rifugio del Montanaro inizia una ripida discesa, abbastanza impegnativa, verso il bivio del Passo della Pedata del Diavolo (1347 m slm) e l’adiacente area del Rombiciaio (1373 m slm); qui bisogna proseguire in direzione Sud Est verso Pracchia, evitando sia il sentiero in direzione Est (verso Orsigna) che quello a sud Ovest (il più a destra) verso Casetta Pulledrari (“storico” punto di appoggio della Foresta del Teso, purtroppo chiuso) e Maresca. Dalla Pedata del Diavolo inizia un tratto agevole fino al Piano della Trave (1317 m slm) e da qui una ripida, impegnativa e faticosa discesa verso Pracchia (607 m slm). Attenzione, poco prima di arrivare a Pracchia, si rende necessaria, a causa dell’interruzione del sentiero “classico”, una breve deviazione (ben segnalata) lungo l’itinerario alternativo, arrivando rapidamente agli edifici della frazione Le Case e quindi a Pracchia, sulla riva sinistra del fiume Reno. L’attraversamento del Reno a Pracchia (607 m slm) rappresenta il confine tra due diverse tipologie di montagna: dal confine ligure (Passo dei Due Santi) fino a Pracchia, il tracciato ha caratteristiche prevalenti di alta montagna, è quasi sempre tra i 1500 e i 2000 metri di quota con crinali spesso impervi, assenza di vegetazione e molte tappe sono infatti contrassegnate con EE. Da Pracchia verso il confine umbro (Bocca Trabaria) il tracciato ha caratteristiche più dolci di media montagna, solo raramente si superano i 1500 metri di quota con tracciati quasi sempre all’ombra di fitte foreste, e tappe prevalentemente di tipo E.

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Sentiero Spallanzani Tappa 1

Partiamo iniziando a camminare dal centro storico di Reggio Emilia. Il luogo simbolo per partire con il cammino è il Palazzo dei Musei, che custodisce la Collezione Spallanzani, proprio di fronte la Teatro Valli. Da qui si esce dalla città seguendo un corridoio verde che è anche un progetto di valorizzazione del camminare in città promosso dall’amministrazione. Alla fine dei portici, oltrepassata viale Montegrappa l’itinerario tiene leggermente la destra e attraversa viale dei Mille sul passaggio pedonale per entrare in viale Matteotti. Si prosegue tenendo sulla sinistra il vecchio stadio Mirabello, a destra il parco Giacomo Matteotti che ospita il monumento alle vittime dello stadio Heysel la triste vicenda extrasportiva nel 1985 che ha visto perire il noto fotografo reggiano Claudio Zavaroni. Più avanti, al passaggio pedonale, si attraversa viale Matteotti e si percorre via Sante Vicenzi entrando di seguito nell’area “Polveriera” caratterizzato da edifici militari dell’ Ottocento (qui si sta lavorando a un restauro a uso civile nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana. Oggi la Polveriera è uno spazio culturale con bar e sala convegni riunioni e mostre e ospita associazioni che operano nell’ambito delle attività umanitarie e di accoglienza). Oltrepassato il parcheggio si prosegue nell’area verde in cui spicca un ottimo esempio di archeologia industriale, nell’area verde del parco della Polveriera. Si percorre via Tondelli sbucando su via Melato . Si tiene al sinistra percorrendo via Melato camminando sull’ampio marciapiede. All’incrocio  con viale Olimpia si attraversa alla strada e percorrendo viale Olimpia fino all’incrocio con via Luca da Reggio, si tiene la sinistra  e si percorre la via fino all’incrocio con la via Emilia. Tenere la destra percorrendo il grande marciapiede /pista ciclabile e  dopo 200 metri si svolta a destra in via  Daria Malaguzzi la via dedicata alla madre di Ludovico Ariosto. Si percorrono 200 metri e svoltando a sinistra in via A. Bonacini si entra nel grande parco degli Ippocastani detto dai reggiani “Campo di Marte”. L’area verde è un ottimo polmone per la città molto frequentato dalle famiglie, al centro nella casetta di legno gestito dal circolo anziani si trova il bar dove è possibile richiedere uno spuntino e nei fine settimana il gnocco fritto. Si prosegue nel viale ghiaiato pedonale circumnavigando il parco e al raggiungimento della ferrovia occorre per ora uscire dal parco (prossimamente è prevista la realizzazione di un sottopasso pedonale) entrando in via Caravaggio. Percorrendola verso sinistra la strada porta al raggiungimento di via Papa Giovanni XXIII.  Svoltando a sinistra si oltrepassa la ferrovia e subito a sinistra ancora si rientra nel  proseguo di Campo di Marte  che viene definito dai reggiani Campo di Marte 2. Si percorre il parco nell’ampio marciapiede e tenendo la  destra si prosegue oltrepassando i giochi per i bambini  camminando sul marciapiede che piega verso destra raggiungendo via Don Sturzo, la si attraversa passando dentro a piazza Stranieri sotto al porticato  all’interno di un area di case popolari immerse nel verde , un progetto edilizio eco compatibile, si avanza sempre diritti entrando in via Marchi  e in seguito attraversando l’incrocio con via Galloni  si entra in via Piaggia costeggiando il parco. Il viale pedonale porta verso sinistra, e attraversa il parco del Quinzio entrando in via Gattalupa, si tiene la destra per 50 metri e si attraversa la strada entrando in via Caliceti; la si percorre per 100 metri seguendo la via che poi svolta a destra raggiungendo via P.e M. Curiè. Si attraversa la strada raggiungendo il parco  ARE area di riequilibrio ecologico oggi area SIC: questo tratto di percorso è notevolmente interessante poichè rappresenta un esperienza di ripiantumazione selvatica all’interno di un area urbana. Il parco oggi è una reale riforestazione che rappresenta una testimonianza di quella che era l’antica foresta planiziale che ricopriva la pianura padana. Oggi nel parco vi sono numerosi animali (scoiattoli e  ghiri che hanno la tana negli alberi di pioppo, nocciolo e frassino, mentre non è raro vedere volteggiare la  Poiana, il Gheppio,  mentre verso sera si inizia a sentire il suono della Civetta  e altri piccoli rapaci come l’Assiolo che stanno ripopolando la zona protetta, mentre il sottobosco regala fiori spontanei  protetti come l’Orchis Purpurea,  l’Orchis scimmia, la Cephalantera Demasonium e l’ Himatoglossum Irsutum. Raggiunto l’incrocio delimitato dal palo rosso dei percorsi della cintura verde del comune di Reggio Emilia il percorso prosegue a destra mentre a sinistra vi è la deviazione per  raggiungere il parco del Mauriziano. Il percorso prosegue diritto e esce dall’area di riequilibrio ecologico, raggiungendo via Lombroso, si svolta a destra in prossimità di via Gattalupa e la si percorre per circa 150 metri. Si svolta a sinistra in via Metastasio, poco avanti la via finisce e inizia il raccordo pedonale che porta al sentiero fluviale del torrente Rodano. Oltrepassato il sottopassaggio della tangenziale,  con un breve tratto protetto  da guardrail si lascia la strada passando sul ponte del Rodano e si entra nel sentiero immerso nella vegetazione. Poco avanti sulla destra è visibile l’immissione del Rio delle Acque Chiare nel torrente Rodano; il piccolo e limpido corso d’acqua si immette dalla sponda orografica sinistra, mentre il nostro itinerario prosegue sulla sponda destra  tra ampi tratti di vegetazione ripariale. L’itinerario prosegue sempre su una comoda carreggiata che si inoltra nella vegetazione in cui gli ambienti circostanti sono caratterizzati da siepi autoctone di Prugnolo (Prunux Spinosa), Biancospino (Ctrataegus Monogina) e Fusaggine (Euonymus Europeus) che spiccano tra le ramificazioni selvagge, mentre alberi di Pioppo (Popolus Nigra)  Noce (Jungland Regia) e  Robinia (Robinia Pseudoacacia) contornano con le loro fronde un ecosistema di notevole pregio. In alcuni punti di osservazione corredati da capanni tra gli alberi è possibile osservare il volo della Poiana del Gheppio e numerosi uccelli tipici della campagna tra i quali spiccano i limicoli: Airone Bianco, Beccabuoi, Airone Cinerino e le splendide Cicogne  che provengono dalla vicina colonia di Gavasseto a circa 2 km dal percorso in direzione Ovest. Si raggiunge il bivio con il ponte del Rodano riconoscibile dal colore rosso, che rappresenta la variante per raggiungere l’agriturismo Acque Chiare, ottimo posto tappa con camere e servizio ristorazione. Si riprende il percorso proseguendo sul sentiero che continua a costeggiare il torrente Rodano, la traccia si fa più stretta e attraversa una zona in cui la vegetazione è più fitta, si raggiunge un sottopassaggio e nella risalita da questo si entra in un tratto stretto proprio sulla sponda del torrente. Nell’uscita dal percorso si raggiunge l’ampia tratta che spazia sui coltivi e sulla alta pianura reggiana. A destra da notare la chiusa a sbarramento tipico della gestione delle acque e delle canalizzazioni di irrigazione; un usanza tipica di queste campagne con chiuse ad argano che erano gestite anticamente da appositi esperti nella deviazione delle acque . A seconda delle esigenze delle semine e dalle indicazioni dei contadini, il “Dugarolo” azionava alzando le chiuse e deviando le acque del Rodano riempendo i canali a cui  i contadini stessi attingevano per l’irrigazione. Si prosegue su un tratto a fondo ghiaiato che conduce do circa due km all’incrocio con via Anna Frank. Si gira a destra attraversando su asfalto il ponte sul Rodano e immediatamente dopo, alla fine del ponte si attraversa la strada e si prende la carreggiata che prosegue sulla sponda orografica sinistra del torrente, fiancheggiando a destra ampi campi a coltivo. Alla fine del tratto si raggiunge un importante elemento storico:  il Canale di Secchia  una via d’acqua artificiale costruita dai romani per portare l’acqua del fiume Secchia (a circa 20 km da dove ci troviamo)  dentro alla città di Reggio Emilia, il canale  è stato utilizzato fino al 1800 , con piccole imbarcazioni i commercianti entravano nell’allora città murata per scaricare le merci. Oggi il canale di Secchia  è una  presa d’acqua utilizzata per l’irrigazione ma conserva ancora il fascino di un antico manufatto tant’è che nel punto in cui il SSP deve attraversare il torrente si può notare ancora oggi l’antico ponte ad arco a tutto sesto in cui il canale passa sopra al Rodano nel punto in cui è sopraelevato e attraversa il torrente. Nel caso in cui l’attraversamento del Rodano sia impervio potete attraversarlo utilizzando la passerella metallica della presa del canale di Secchia. In entrambi i casi il percorso prosegue sulla sponda del canale a fondo erboso. Il percorso continua camminando sopraelevati di alcuni metri tra panorami sulla campagna sottostante e vegetazione. In seguito a un lungo tratto di canale di Secchia si raggiunge la strada asfaltata (via del Bosco)  in corrispondenza del ponte del Gazo, un luogo che ha visto svolgersi un importante battaglia nel passato. Si tiene la destra e si percorre la strada asfaltata, dopo circa 300 mt nella svolta a destra della strada possiamo notare un notevole esemplare di Farnia (Quercus Robur), il percorso prosegue sempre su asfalto, poco avanti in prossimità di una circa a destra della strada all’angolo di una vecchia casa colonica oggi disabitata occorre abbandonare via del Bosco e seguire a sinistra la carreggiata che oltrepassa il cancello arrugginito. L’itinerario prosegue tra i campi e le vigne entrando nella proprietà dell’azienda Il Tralcio. L’arrivo all’azienda agricola Il Tralcio è un immersione nella tipica azienda reggiana di produzione del vini tipici di uve lambrusche e Parmigiano Reggiano.  Nei filari che affiancano il sentiero oltre alle uve tipiche per la produzione del Lambrusco vi è il recupero di un antichissimo vitigno di uva bianca: la Spergola. Si esce dall’azienda il Tralcio utilizzando la vecchia strada militare che affianca campi alternati a siepi notevoli, i cui primi lievi contrafforti segnalano l’abbandono dell’ultima parte di pianura. Si prosegue, la strada diventa asfaltata, prosegue per circa 300 metri e raggiunge un incrocio dove la strada prende il nome di via Mabrazza. L’itinerario prosegue a destra, lasciando via Mabrazza e percorrendo via Sabatini. Oltrepassato l’agriturismo l’itinerario raggiunge un incrocio, si prosegue diritto ignorando la stradina destra e proseguendo su via Dei Brugnoli che continua ad attraversare panorami agresti, raggiunta una curva dove la strada prosegue vi è un bell’esemplare di Farnia (Quercus Robur) e poco avanti raggiunge un incrocio. Tenere la sinistra e percorrere via Cerlini in prossimità dell’abitato di Fellegara che si raggiunge poco dopo all’incrocio con la strada principale che attraversa longitudinalmente il paese. All’angolo della casa con il numero civico 65 in cui troviamo una curiosità: il piccolo slargo all’incrocio è dedicato a Augusto Daolio indimenticato artista della musica e delle parole leader del gruppo musicale “I Nomadi”  (tra le tante canzoni ci piace ricordare “cammina cammina” ). Si prosegue a sinistra e dopo circa 300 metri si svolta a destra imboccando via della Botte. Poco avanti ha inizio il percorso ciclo pedonale del Tresinaro. Il percorso ciclopedonale, da mantenere fino all’abitato di Ca de Caroli, è semplice e intuitivo da seguire. Si prosegue lungo la sinistra orografica del torrente Tresinaro – che nasce più avanti sul SSP alle pendici del monte Fosola – fino ad arrivare al ponte di via del Cristo. Siamo a Scandiano, e da qui si può deviare verso il centro storico, che merita certamente una visita per la sua bella Rocca dei Boiardo e per la casa natale di Lazzaro Spallanzani, da dove il naturalista partiva per le sue escursioni scientifiche sull’Appennino. Per proseguire direttamente verso Ventoso si attraversa il ponte di via del Cristo e si continua lungo il percorso ciclopedonale che per circa 100 metri corre ai margini della strada asfaltata e, all’altezza di una fontana pubblica, curva leggermente a destra portandosi sulla sponda del torrente. Continuare per circa un chilometro, poi il percorso prosegue dritto nel parco pubblico Antonino Caponnetto  – segnalato da un cartello – in cui mantenere la stradina di destra sempre parallela al letto del torrente. Si passa sotto la via Pedemontana grazie a un sottopassaggio e, in poche centinaia di metri, si arriva alle prime case del borgo di Ca de Caroli. Si prosegue sempre dritto fino ad arrivare al ponte di via Resta e qui svoltare a sinistra, fino ad una piccola rotonda. Alla rotonda proseguire diritto – troverete un forno sulla sinistra davanti a voi – in via del Borgo, che attraversa il minuscolo e grazioso centro storico del paesino. Proseguire su via del Borgo – stradina di campagna asfaltata ma poco frequentata e con buon marciapiede sulla destra – per circa un chilometro fino ad arrivare al borgo di Ventoso. All’incrocio girare a destra in via Goti – vi troverete un grande parcheggio sulla vostra destra – oltrepassare un gruppo di case e imboccare via Colombaia sempre sulla vostra destra. Ed ecco, davanti a voi, sul lato sinistro della strada, lo storico cartello d’inizio del Sentiero Spallanzani (che nel 1988 partiva da qui).

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Sentiero Spallanzani Tappa 2

L’itinerario inizia in corrispondenza del borgo di Ventoso, un chilometro a sud dell’abitato di Scandiano (15 minuti a piedi da Piazza Spallanzani a Scandiano). Dal borgo l’inizio del sentiero è facilmente riconoscibile perché situato in prossimità del fianco occidentale dell’ex fornace a calce di interesse paleoindustriale. Una carrareccia risale la valle del rio Guiglia tra macchie arbustive ed ampie praterie. La carrareccia è interrotta da un cancello privato, normalmente aperto, poco dopo si lascia la carraia per proseguire in salita su stretto sentiero. Raggiunto lo spartiacque si incrocia il sent. 604 (anello del M. Evangelo) e si prosegue verso sud-ovest con vasta veduta sui colli della bassa val Tresinaro. Il sentiero oltrepassa un fabbricato colonico (Bottegaro) e, matenendosi sulla linea di spartiacque, si snoda in falsopiano tra affioramenti di argilla scagliosa. Nella prateria a graminacee in primavera fioriscono numerose orchidee. A un bivio si prenda la mulattiera sulla sinistra che, con un cambio netto di direzione, scende velocemente. Se invece arrivate fino al gruppo di case in rovina poco più giù (Case Monte di Sopra), osservate la famosa quercia pluricentenaria (tra i più begli esemplari dell’Emilia), ma poi tornate indietro di 150 m circa, per riprendere la direzione giusta, oltrepassato un fabbricato colonico in stato di abbandono, per una carrareccia attraverso campi coltivati si scende rapidamente al gruppo di case in località Colombaro, con una casa a torre al centro. Passato, su strada asfaltata, il ponte sul Torrente Tresinaro, davanti alla chiesa di Rondinara si imbocchi il sentiero prima di una sbarra, sentiero che ricomincia a salire per campi coltivati. Lo stradello compie un semicerchio attorno a un gruppo di case (il Monte) e sbuca in una strada bianca da prendere verso destra. Il Monte è un Circolo equituristico, associato a.n.t.e (Associazione Nazionale Turismo Equestre): è privato, ma ci si può rivolgere a loro per informazioni sul Sentiero Spallanzani a Cavallo. La strada ora diventa asfaltata. Attraversata la provinciale in località Minghetta, si imbocca la strada che sale. Arrivati a un gruppo di case la strada diventa mulattiera e conduce al caratteristico Castello di Viano, parte del complesso difensivo matildico. Una strada bianca sul crinale spartiacque conduce a S. Polo di Viano, dove, poco prima del Municipio di Viano, notiamo un’altra bella casa a torre con decorazioni in rilievo e affresco murario (sec. XV). Si segue ora la strada asfaltata in direzione Mamorra per circa 2 km, per abbandonarla dopo Casino e imboccare uno stradello sulla destra che, dopo aver superato un gruppo di case, in rapida discesa raggiunge il Rio Faggiano e la strada provinciale in prossimità dell’edificio rurale detto Le Piane, dove si incrocia il sent. 616, anello del Querciolese. Percorsi verso sinistra 100 m di strada provinciale si sale a destra, su carrareccia ad uso agricolo, su un altro spartiacque, tra campi e vigne, in un bel paesaggio tipico della collina reggiana. A Ca’ de Vezzoli la strada asfaltata conduce alla provinciale per Reggio in località Cortevedola. Di fronte trovate la Chiesa parrocchiale e la scuola.Andando a sinistra direzione Casina  dopo 500 mt vedete sulla sinistra il parcheggio con il cartello che illustra le Salse di Regnano, vulcanetti di fango freddo che bolle nel terreno argilloso, fenomeno causato dalla presenza sotterranea di idrocarburi gassosi. Lazzaro Spallanzani aveva studiato varie volte le Salse. In fondo al parcheggio trovate il passaggio per raggiungere i  vulcanetti che si trovano a 100 metri dalla strada.

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Sentiero Spallanzani Tappa 3

Da Regnano si imbocca la stradina asfaltata (via Ballotta) che sale in direzione Monte Alfonso, raggiunto il quale si scende per una ripida carrareccia tra i campi, con bei paesaggi sulla valle sottostante. Attenzione all’orientamento: l’importante è mantenere la direzione sud. Raggiunta la strada asfaltata, si prosegue a destra, e varcato il Rio Cesolla, si giunge in salita all’ingresso di Riolo, altro interessante piccolo borgo. In alto si nota il borgo abbandonato di Cavazzone, raro esempio di insediamento a corte risalente nelle forme attuali ai secc. XVII-XIX, caratterizzato da un lungo porticato sotto cui transitava la mulattiera principale. Si raggiunge Riolo con breve stradello asfaltato, segnato con il sent. 622 del M. Duro. Si procede ora da Riolo lungo il sentiero 622. Attraversato il borgo prendere verso sud una carrareccia che, con brusca svolta a destra tra campi aperti prende a risalire la valletta del Rio Cesolla, in questo tratto oasi naturalistica affidata all’associazione Pro Natura. La carrareccia si inoltra in piano nella valletta, ormai stretta e boscosa, valicando il Rio Cesolla presso una suggestiva cascatella, incisa negli strati di arenaria. Sul versante destro si risale in un bosco misto con un’inusuale ricchezza di essenze arboree, tra cui spicca il pino silvestre, che a gruppetti colonizza le zone più aperte. Si passa dai 400 m del rio agli oltre 600 m, per poi scendere, prima lungo un campo altamente panoramico sull’alto Appennino fino alla catena del M. Cusna poi per una strada lungo la quale sono state costruite numerose case.
Si continua a scendere lungo lo stradello fiancheggiato da filari di querce fino a raggiungere S. Giovanni di Querciola dove è possibile trovare bar, ristorante e alimentari, nonché la Locanda Belvedere.
Senza scendere al ristorante, si tiene via Michelangelo sempre tra querce secolari, fino al vicino borgo di Prediera. Si attraversa la strada provinciale (a destra si lascia il sent. 622 per Ca’ Schiavino) e si prende via Spallanzani (guarda guarda.. ), percorrendo l’interno del borgo con un sottopasso. Per strada asfaltata si supera la Casa di Carità, il caseificio, e si raggiunge il vicino borgo Ca’ de’ Pazzi (bar e alimentari). Poco oltre si volta a destra in via Sorriva, stradello in discesa verso ovest, si supera l’abitato semi-abbandonato di Sorriva. Il sentiero ora continua nel bosco, dove a primavera si possono osservare bellissimi esemplari di orchidea (Orchis purpurea). In breve si raggiunge un bivio dove si scende bruscamente a sinistra per attraversare un ruscello e risalire sul versante opposto fino ad un altro evidente bivio: a sinistra il sent. 624 aggira il Monte delle Ripe (variante più facile e deviazione possibile al B&B Castagneda in 1 ora per l’eventuale pernottamento), a destra si raggiunge in piano il lago del Mulino del Tasso. Un bel sentiero sale al Monte delle Ripe, antica sede del Castello di Giandeto. Lasciato a destra il sent. 624 per il Lago dei Pini e Casina (1 ora, possibilità di pernottamento in albergo) si scende nel versante meridionale fino a un piccolo ruscello. Guadatolo, si raggiunge Case Mattioli, caratteristico gruppo di case fortificato. Incrociato di nuovo il sent. 624 (a sinistra per Castegneda, a destra per Casina) si imbocca una carrareccia tra i campi, all’inizio poco visibile che porta alla chiesa di Giandeto, dove si conclude la terza tappa.
 

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Sentiero Spallanzani Tappa 4

Dalla chiesa di Giandeto si segue per poco lo stradello asfaltato che attraversa la piana verso sud, voltando a sinistra per il borgo di Stropeda. Si prosegue per una carrareccia che perviene ad un crocicchio su una sella del M. Novella: a sinistra un bel tratto in piano raggiunge Ca’ di Bigo e Castagneda (B&B) in 30 minuti. Il Sentiero Spallanzani invece piega verso destra e scende in breve all’abitato di Croveglia, interessantissimo per le due case a torre del XV secolo. Poco a valle del borgo transita il Sentiero Matilde, nella tappa da Casina a Carpineti, che si presta a un’escursione ad anello con la tappa del Sentiero Spallanzani. Sempre per strade agricole in discesa verso il Tresinaro si arriva a un’altra borgata con case a torre, Cerpiano (1 h) dove si incontra la strada asfaltata, che si percorre in discesa per 400 metri. Raggiunta la provinciale presso il Mulino delle Noci, la si segue a destra per 150 metri; sulla sinistra, nella curva, si inerpica un sentiero un po’ infrascato che arriva al borgo di Mandra. Questo tratto sarà da evitare per bici e cavalli, che dovranno proseguire ancora sulla provinciale fino al bivio successivo, che a sinistra porta a Mandra per stradello (privato). Da Mandra si sale in breve al sito del castello medievale, presso cui sorge l’antico e venerato Oratorio di Santa Liberata. Una mulattiera sale al Monte Uccellara e poi scende, in un ambiente caratterizzato da formazioni argillose. A un bivio, a sinistra, si stacca una deviazione non segnata per Romagnano, uno dei borghi meglio conservati dell’intero Appennino reggiano. Ora l’itinerario prosegue su strada asfaltata. La chiesa di Pianzano già nel 1302 era una delle cappelle dipendenti dalla Pieve di S. Vitale. Giunti sulla strada provinciale in località Ca’ Spadaccini, la si percorre per 200 metri verso destra (Ovest), poi si imbocca un sentiero nel castagneto sulla sinistra, che sale in 15 minuti ad un bivio: a destra una carraia (adatta a bici e cavalli) raggiunge direttamente il Castello di Carpineti, mentre a sinistra il Sentiero Spallanzani sale in breve sullo stradello che a destra porta alla Pieve di S. Vitale. I ruderi dell’importante edificio sorgono in corrispondenza di un piano erboso. Dell’antica pieve romanica rimane solo il nartece ridotto a cappella e la canonica (secc. XVI-XVII), restaurata e adibita ad ostello, che ben si presta come posto-tappa per il pernottamento. Il sentiero ora è quello che corre sulla dorsale Monte Valestra – Monte Fosola, di grande interesse geologico e botanico. Ampio panorama sulla valle del Secchia. Attraverso un ricco sottobosco si scende un ripido pendio in un castagneto. L’intensa azione degli agenti atmosferici ha qui originato caratteristiche erosioni (costa Sabbioni). In leggera discesa si raggiunge il castello di Carpineti (850 m), poco prima del quale si incrocia la strada che scende al paese. Il castello di Carpineti occupa la sommità di un’aspra guglia arenacea che domina un ampio tratto delle valli del Secchia e del Tresinaro. Fu costruito nei secoli X e XI e fu uno dei pilastri difensivi del sistema di fortificazioni di Matilde di Canossa. Restaurato e attrezzato per visite con annesso ristorante e struttura ricettiva, può essere la conclusione della tappa. Anche nel paese di Carpineti si può pernottare in uno degli alberghi del centro, con rientro al castello il giorno successivo. Per raggiungere il paese si scende oltre il castello sul Sentiero Matilde, che volta a destra in discesa sostenuta presso una sella del crinale che, dopo i castagni, porta nella piazzetta principale.

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Sentiero Spallanzani Tappa 5

Ritornati al castello di Carpineti sul percorso del Sentiero Matilde fatto in discesa nella tappa precedente, alla sella del crinale ai piedi del castello si volta a destra e si prosegue lungo l’antica via di crinale, probabilmente risalente al medioevo.
L’ambiente è caratterizzato da boschi di castagno, faggio e roverella. Aggirato il Monte Banzola si lascia a sinistra il Sentiero Matilde, che scende verso la Val Secchia e si mantiene il percorso di crinale, attraversando il piccolo casolare della Crocetta e risalendo i fianchi settentrionali del Monte Fòsola. Raggiunta Ca’ Fòsola (1.30 h) e i due grandi faggi gemelli che caratterizzano la sella prativa, si lascia a sinistra un sentiero per la vetta, preceduta da una grande croce installata in occasione del Giubileo del 2000. Qui, dopo aver percorso pochi metri in leggera discesa, si abbandona la carrareccia girando bruscamente a sinistra per proseguire in direzione Sud e in discesa decisa. In fondo ad una valletta si esce su vasti coltivi piegando a destra verso il piccolo borgo di Campogallinaro. Proseguendo tra altri campi aperti sulla magnifica vista della Pietra di Bismantova, si scende a sinistra nel suggestivo borgo di Saccaggio, dominato da due antiche case torre (secc. XV-XVI). In discesa sullo stradello a valle del borgo si attraversa una prima strada asfaltata per scendere al Rio Spirola dal quale si risale sulla provinciale Felina – Villaminozzo. La si percorre per 100 metri verso destra (attenzione al traffico!) e si sale bruscamente a sinistra su carrareccia in direzione Ovest in evidente salita. In località La Noce si segue la strada asfaltata per un chilometro circa fino a Campolungo. Qui, attraversata la strada per Casale, un tratturo tra i campi ci avvicina alla Pietra di Bismantova, dal versante nordorientale, rotto da zolle di piattaforma arenacea a diversi livelli. Alla base del pianoro detto Campo Pianelli, sede di importanti scavi archeologici, si incontra il sentiero segnato 697 che verso destra sale gradualmente alla sommità della Pietra per il percorso più largo e comodo, ma meno panoramico, attraverso fitti noccioleti e poi estese radure. Per ammirare invece la parte più severa della Pietra si prende il 697 a sinistra del pianoro, per imboccare poco dopo a destra il ripido sentiero 699, che sale tra macereti e massi caduti dalla sommità. Cavalli e bici dovranno invece seguire a sinistra il 697 che porta direttamente al Parcheggio dell’Eremo alla base della parete orientale della Pietra. Ad un bivio ai piedi della parete si lascia a sinistra il sentiero 699 che porta all’accesso della famosa Ferrata degli Alpini. Si sale invece a destra in una serie di salite tra massi di crollo e tratti di parete franati nei secoli scorsi, fino a sbucare sul pianoro sommitale, da cui si gode un magnifico panorama su tutto il crinale appenninico. Per scendere dalla Pietra si imbocca il comodo sentiero posto a Ovest (697), che, girando attorno alla base della spettacolare parete verticale, ci conduce all’Eremo di Bismantova, eretto sotto una cengia della parete alta oltre 100 metri. Vicino all’Eremo si trova un bar-ristorante frequentato da turisti e arrampicatori e un albergo rurale. Dall’ampio parcheggio sottostante si scende al tornante inferiore, da dove parte una carrareccia in mezzo ai campi in discesa. Dopo non molto si giunge alla chiesa di Ginepreto e all’azienda agrituristica dove è possibile pernottare.

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