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Escursionismo: 514 Itinerari

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Sentiero Spallanzani Tappa 6

Per mulattiere inizia la discesa verso il fiume Secchia. Attraversata la strada asfaltata a Ginepreto borgo, si prosegue su carraia in discesa entrando presso una casa in una carrozzabile a fondo naturale. Il tracciato ha termine nel nucleo rurale di Ca’ Merlo. Ora si segua la traccia dell’antica mulattiera diretta al Mulino di Vologno. Siamo nell’alveo del Secchia, caratterizzato da interessanti esposizioni di gessi; si prende la stradina di fondovalle verso destra (a sinistra parte il sentiero Natura dei gessi triassici, n° 698) raggiungendo la strada asfaltata proveniente da Castelnovo in prossimità del ponte sul fiume Secchia, detto Ponte del Pianello (1 h), che si attraversa, per imboccare poi a sinistra oltre il bivio per le Fonti di Poiano il sentiero che conduce su un pianoro ricoperto di castagni. Una svolta a destra riconduce in direzione ovest: 100 m dopo si può compiere una deviazione verso una spettacolare cavità carsica denominata Tanone della Gacciolina (la si raggiunge imboccando un sentierino non segnato che dal castagneto sale in direzione Sud). Tornati al sentiero segnato, dopo un bel prato si è al nucleo rurale in abbandono di Ca’ Rabacchi dal quale si scende di nuovo alla strada provinciale, per attraversarla e imboccare la carraia che attraversa il letto del Rio di Sologno. Per cavalli e bici occorre invece seguire la strada provinciale a sinistra verso Carù, salendo eventualmente attraverso vecchie mulattiere che abbreviano i tornanti fino al paese di Gacciola, sopra cui ci si immette nel percorso principale al bivio di Fontanagatta. Ad un quadrivio di fronte all’ingresso degli edifici del Mulino della Gacciola (sbarra) si volta a sinistra. Questo è l’antico sentiero che porta al Monte Carù, ora quasi scomparso nella vegetazione. È una zona molto bella e poco conosciuta dagli escursionisti. Il nostro lavoro ha ripristinato l’uso di questo sentiero, un tempo usato dai frati dell’Eremo di Bismantova per raggiungere l’Oratorio di San Venerio, di antica origine e méta devozionale: pare sia l’erede di un ospizio per pellegrini romei. Salendo a un terrazzo di paleoalveo rivestito da un castagneto secolare con radure di felci, inizia il ripido sentiero a stretti tornanti. Si sale in breve da quota 450 m a quota 800 m, tra castagni, carpini, roverelle, ginepri. A quota 700 m si lascia l’evidente mulattiera che in piano porta a San Venerio (deviazione consigliata in 10 minuti), per salire bruscamente a destra seguendo ancora la costa del Monte Carù. A quota 800 m circa si incontra una mulattiera che conduce in mezza costa ai piedi della vetta fino all’abitato di Ca’ Budriotto dove si incontra la strada asfaltata. Al crocicchio per Fontanagatta si procede diritto su carraia e si arriva all’ingresso del borgo di Castellaro, arroccato su un poggio di origine vulcanica di colore rossastro (consigliabile la visita). Proseguendo si imbocca la mulattiera verso sud, parallela alla strada. Si entra così nel borgo di Cerrè Sologno, dove si sbuca sulla strada provinciale, che si prende a destra per poi lasciarla subito dopo, in corrispondenza del campo da calcio, per prendere una mulattiera che sale a sinistra. Ora il sentiero è su una dorsale in un’area interessante per il paesaggio argilloso. Si prosegue sullo spartiacque e si supera un dosso a quota 1.041 m, (M. delle Formiche) dal quale si scende verso sud ai piedi del M. Rimondatino (a sinistra si stacca il Sentiero Pighini che vi conduce in vetta, molto panoramica, in 20 minuti). Presto si giunge al bel paesino di Montecagno. Lo si attraversa in salita in direzione della chiesa e poi del cimitero, lungo una strada diretta al Monte Prampa (sent. 621). La si abbandona dopo circa 200 m per imboccare una mulattiera sulla destra che con un ampio semicerchio, ci porta al paese di Casalino, caratteristico vecchio borgo di montagna (fontana, bar trattoria). Da qui, in parte su asfalto, in parte per scorciatoie, si giunge al Mulino di Ligonchio, in splendida posizione sul torrente Ozola, e poi al bacino della centrale idroelettrica di Ligonchio (922 m) dove si fa tappa.

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Sentiero Spallanzani Tappa 7

Da Ligonchio (presso la fontana dello Scodellino, in fondo al paese, di fronte alla Centrale ENEL) si segue il sentiero 635, a mezza costa del torrente Ozola. Cavalli e bici dovranno invece seguire necessariamente la strada, recentemente asfaltata che da Ligonchio di Sopra conduce alla Presa Alta. È un sentiero ombreggiato da castagni e faggi, che serve all’ENEL come sentiero di servizio per i numerosi impianti della centrale idroelettrica, impianto di grade importanza per la storia di Ligonchio, ma che oggi occupa poche persone. Il percorso, recentemente attrezzato anche per i disabili, attraversa la suggestiva valle del torrente Ozola snodandosi a mezza costa tra dirupanti affioramenti di arenaria.  Da questo punto in poi il Sentiero Spallanzani entra nella fascia di vegetazione dell’alto Appennino. Dopo la Presa Bassa inizia una progressiva salita, a tratti stretta e spesso rovinata da frane, fino alla Presa del Rimale, sull’omonimo torrente. Poco dopo si raggiunge la strada che a sinistra conduce in breve alla Presa Alta (1230 m). Quasi di fronte all’accesso alla casa ENEL si imbocca il sentierino che sale deciso sulla destra (segnato con il numero 639), sentiero che successivamente si fa più evidente e sfocia nel numero 633, che si segue a sinistra. Sempre in salita, dopo alcuni zig-zag nel bosco si arriva al bel pianoro noto come Lago del Capriolo (ma il lago fu prosciugato oltre 60 anni fa), e con altri tratti nella faggeta d’alto fusto chiamata Bosco di Soraggio, si perviene al Passo di Romecchio, valico sul crinale appenninico posto a quota 1.680 m e dal quale si gode di un bel panorama sul Massiccio del Monte Cusna e, a Sud, sulle Alpi Apuane. Dal passo di Romecchio (da notare pietre incise dai pastori e il vicino Oratorio di S. Bartolomeo) si segue ancora il sentiero 633 (ora anche GEA) che passa un po’ sotto il crinale, attraverso una brughiera di mirtilli (faggi imponenti). Al Rifugio Bargetana a 1.739 m si incontra una strada forestale proveniente dal fondovalle che conduce al passo di Lama Lite (1.769 m), dal quale un’altra carrareccia o un più breve sentiero conducono al Rifugio Battisti (1.761 m), storico rifugio appenninico di proprietà del CAI.
 

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Sentiero Spallanzani Tappa 8

Dal Passo di Lama Lite si imbocca il sentiero 605-663 in direzione Sud-Est in discesa in un vallone ai piedi del Monte Cipolla. Cavalli e bici dovranno invece raggiungere il Passo delle Forbici attraverso la strada forestale dell’Abetina Reale passando dal Rifugio Segheria. Poco sotto il valico si volta a destra sul sent. 633 verso Bocca di Massa. Si snoda a mezza costa del fianco settentrionale del Monte Prado, in una brughiera di mirtilli, frammisti a colonie di brachipodo. Tra le rocce sono comuni le sassifraghe o il semprevivo. Si attraversa il Rio Torto, ramo sorgentizio del Dolo, nella cosiddetta Valle dei Porci, e attraverso l’anfiteatro del Monte Vecchio e l’omonimo laghetto-torbiera si risale gradualmente (facile l’avvistamento di mufloni) alla Bocca di Massa (1.806 m, 2 h), valico di crinale da cui è visibile la Valle del Serchio e la Pania di Corfino (Parco dell’Orecchiella). In direzione Est si prosegue ora sul sentiero 00 di crinale; più tardi il sentiero stesso lascia il crinale per una rapida discesa che porta a una carraia pochi metri dall’oratorio del Passo delle Forbici (1.574 m, 3 h). Dal passo si segue la strada forestale che sale verso est sul fianco del Monte Giovanello la carraia prosegue verso i Prati di S. Geminiano. La si abbandona per rimanere sul crinale che in breve guadagna la cima della Nuda (1.705 m) per poi scendere in un’altra faggeta fino a incontrare le ampie carrarecce che conducono al Passo delle Radici (1.529 m, 4.30 h). Qui convergono anche il Sentiero Matilde e la Via Bibulca. Dietro al ristorante-albergo delle Radici si scende lungo la pista da sci per imboccare a sinistra un sentiero poco visibile nel bosco (il Sentiero Spallanzani in questo tratto segue lo stesso tracciato del Garfagnana Trekking). A mezza costa nel bosco si scende leggermente fino ai prati di Villa Bianca (fattoria con fonte). Qui una carraia in leggera salita ci conduce ai prati del Pradaccio (casa per ferie gestita dall’associazione ‘Il Sentiero di Massa’) e infine al paese di S. Pellegrino in Alpe (1.524 m), termine del Sentiero Spallanzani.
 

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