Sentiero Spallanzani

Il Sentiero Spallanzani attraversa tutte le fasce di vegetazione dell’Appennino reggiano, partendo da Reggio Emilia e arrivando fino a S. Pellegrino in Alpe, sul crinale tosco-emiliano. È un percorso di “bassa” e “media” montagna con altezza massima di 1.820 m, lungo circa 125 km, e con un dislivello complessivo di circa 5.000 metri. Si può percorrere tutto concedendosi 8 giorni di cammino, oppure a tratti, tappa per tappa, per scoprirne nel tempo le bellezze.
 

 

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Sentiero Spallanzani: 8 Itinerari

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Sentiero Spallanzani Tappa 1

Partiamo iniziando a camminare dal centro storico di Reggio Emilia. Il luogo simbolo per partire con il cammino è il Palazzo dei Musei, che custodisce la Collezione Spallanzani, proprio di fronte la Teatro Valli. Da qui si esce dalla città seguendo un corridoio verde che è anche un progetto di valorizzazione del camminare in città promosso dall’amministrazione. Alla fine dei portici, oltrepassata viale Montegrappa l’itinerario tiene leggermente la destra e attraversa viale dei Mille sul passaggio pedonale per entrare in viale Matteotti. Si prosegue tenendo sulla sinistra il vecchio stadio Mirabello, a destra il parco Giacomo Matteotti che ospita il monumento alle vittime dello stadio Heysel la triste vicenda extrasportiva nel 1985 che ha visto perire il noto fotografo reggiano Claudio Zavaroni. Più avanti, al passaggio pedonale, si attraversa viale Matteotti e si percorre via Sante Vicenzi entrando di seguito nell’area “Polveriera” caratterizzato da edifici militari dell’ Ottocento (qui si sta lavorando a un restauro a uso civile nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana. Oggi la Polveriera è uno spazio culturale con bar e sala convegni riunioni e mostre e ospita associazioni che operano nell’ambito delle attività umanitarie e di accoglienza). Oltrepassato il parcheggio si prosegue nell’area verde in cui spicca un ottimo esempio di archeologia industriale, nell’area verde del parco della Polveriera. Si percorre via Tondelli sbucando su via Melato . Si tiene al sinistra percorrendo via Melato camminando sull’ampio marciapiede. All’incrocio  con viale Olimpia si attraversa alla strada e percorrendo viale Olimpia fino all’incrocio con via Luca da Reggio, si tiene la sinistra  e si percorre la via fino all’incrocio con la via Emilia. Tenere la destra percorrendo il grande marciapiede /pista ciclabile e  dopo 200 metri si svolta a destra in via  Daria Malaguzzi la via dedicata alla madre di Ludovico Ariosto. Si percorrono 200 metri e svoltando a sinistra in via A. Bonacini si entra nel grande parco degli Ippocastani detto dai reggiani “Campo di Marte”. L’area verde è un ottimo polmone per la città molto frequentato dalle famiglie, al centro nella casetta di legno gestito dal circolo anziani si trova il bar dove è possibile richiedere uno spuntino e nei fine settimana il gnocco fritto. Si prosegue nel viale ghiaiato pedonale circumnavigando il parco e al raggiungimento della ferrovia occorre per ora uscire dal parco (prossimamente è prevista la realizzazione di un sottopasso pedonale) entrando in via Caravaggio. Percorrendola verso sinistra la strada porta al raggiungimento di via Papa Giovanni XXIII.  Svoltando a sinistra si oltrepassa la ferrovia e subito a sinistra ancora si rientra nel  proseguo di Campo di Marte  che viene definito dai reggiani Campo di Marte 2. Si percorre il parco nell’ampio marciapiede e tenendo la  destra si prosegue oltrepassando i giochi per i bambini  camminando sul marciapiede che piega verso destra raggiungendo via Don Sturzo, la si attraversa passando dentro a piazza Stranieri sotto al porticato  all’interno di un area di case popolari immerse nel verde , un progetto edilizio eco compatibile, si avanza sempre diritti entrando in via Marchi  e in seguito attraversando l’incrocio con via Galloni  si entra in via Piaggia costeggiando il parco. Il viale pedonale porta verso sinistra, e attraversa il parco del Quinzio entrando in via Gattalupa, si tiene la destra per 50 metri e si attraversa la strada entrando in via Caliceti; la si percorre per 100 metri seguendo la via che poi svolta a destra raggiungendo via P.e M. Curiè. Si attraversa la strada raggiungendo il parco  ARE area di riequilibrio ecologico oggi area SIC: questo tratto di percorso è notevolmente interessante poichè rappresenta un esperienza di ripiantumazione selvatica all’interno di un area urbana. Il parco oggi è una reale riforestazione che rappresenta una testimonianza di quella che era l’antica foresta planiziale che ricopriva la pianura padana. Oggi nel parco vi sono numerosi animali (scoiattoli e  ghiri che hanno la tana negli alberi di pioppo, nocciolo e frassino, mentre non è raro vedere volteggiare la  Poiana, il Gheppio,  mentre verso sera si inizia a sentire il suono della Civetta  e altri piccoli rapaci come l’Assiolo che stanno ripopolando la zona protetta, mentre il sottobosco regala fiori spontanei  protetti come l’Orchis Purpurea,  l’Orchis scimmia, la Cephalantera Demasonium e l’ Himatoglossum Irsutum. Raggiunto l’incrocio delimitato dal palo rosso dei percorsi della cintura verde del comune di Reggio Emilia il percorso prosegue a destra mentre a sinistra vi è la deviazione per  raggiungere il parco del Mauriziano. Il percorso prosegue diritto e esce dall’area di riequilibrio ecologico, raggiungendo via Lombroso, si svolta a destra in prossimità di via Gattalupa e la si percorre per circa 150 metri. Si svolta a sinistra in via Metastasio, poco avanti la via finisce e inizia il raccordo pedonale che porta al sentiero fluviale del torrente Rodano. Oltrepassato il sottopassaggio della tangenziale,  con un breve tratto protetto  da guardrail si lascia la strada passando sul ponte del Rodano e si entra nel sentiero immerso nella vegetazione. Poco avanti sulla destra è visibile l’immissione del Rio delle Acque Chiare nel torrente Rodano; il piccolo e limpido corso d’acqua si immette dalla sponda orografica sinistra, mentre il nostro itinerario prosegue sulla sponda destra  tra ampi tratti di vegetazione ripariale. L’itinerario prosegue sempre su una comoda carreggiata che si inoltra nella vegetazione in cui gli ambienti circostanti sono caratterizzati da siepi autoctone di Prugnolo (Prunux Spinosa), Biancospino (Ctrataegus Monogina) e Fusaggine (Euonymus Europeus) che spiccano tra le ramificazioni selvagge, mentre alberi di Pioppo (Popolus Nigra)  Noce (Jungland Regia) e  Robinia (Robinia Pseudoacacia) contornano con le loro fronde un ecosistema di notevole pregio. In alcuni punti di osservazione corredati da capanni tra gli alberi è possibile osservare il volo della Poiana del Gheppio e numerosi uccelli tipici della campagna tra i quali spiccano i limicoli: Airone Bianco, Beccabuoi, Airone Cinerino e le splendide Cicogne  che provengono dalla vicina colonia di Gavasseto a circa 2 km dal percorso in direzione Ovest. Si raggiunge il bivio con il ponte del Rodano riconoscibile dal colore rosso, che rappresenta la variante per raggiungere l’agriturismo Acque Chiare, ottimo posto tappa con camere e servizio ristorazione. Si riprende il percorso proseguendo sul sentiero che continua a costeggiare il torrente Rodano, la traccia si fa più stretta e attraversa una zona in cui la vegetazione è più fitta, si raggiunge un sottopassaggio e nella risalita da questo si entra in un tratto stretto proprio sulla sponda del torrente. Nell’uscita dal percorso si raggiunge l’ampia tratta che spazia sui coltivi e sulla alta pianura reggiana. A destra da notare la chiusa a sbarramento tipico della gestione delle acque e delle canalizzazioni di irrigazione; un usanza tipica di queste campagne con chiuse ad argano che erano gestite anticamente da appositi esperti nella deviazione delle acque . A seconda delle esigenze delle semine e dalle indicazioni dei contadini, il “Dugarolo” azionava alzando le chiuse e deviando le acque del Rodano riempendo i canali a cui  i contadini stessi attingevano per l’irrigazione. Si prosegue su un tratto a fondo ghiaiato che conduce do circa due km all’incrocio con via Anna Frank. Si gira a destra attraversando su asfalto il ponte sul Rodano e immediatamente dopo, alla fine del ponte si attraversa la strada e si prende la carreggiata che prosegue sulla sponda orografica sinistra del torrente, fiancheggiando a destra ampi campi a coltivo. Alla fine del tratto si raggiunge un importante elemento storico:  il Canale di Secchia  una via d’acqua artificiale costruita dai romani per portare l’acqua del fiume Secchia (a circa 20 km da dove ci troviamo)  dentro alla città di Reggio Emilia, il canale  è stato utilizzato fino al 1800 , con piccole imbarcazioni i commercianti entravano nell’allora città murata per scaricare le merci. Oggi il canale di Secchia  è una  presa d’acqua utilizzata per l’irrigazione ma conserva ancora il fascino di un antico manufatto tant’è che nel punto in cui il SSP deve attraversare il torrente si può notare ancora oggi l’antico ponte ad arco a tutto sesto in cui il canale passa sopra al Rodano nel punto in cui è sopraelevato e attraversa il torrente. Nel caso in cui l’attraversamento del Rodano sia impervio potete attraversarlo utilizzando la passerella metallica della presa del canale di Secchia. In entrambi i casi il percorso prosegue sulla sponda del canale a fondo erboso. Il percorso continua camminando sopraelevati di alcuni metri tra panorami sulla campagna sottostante e vegetazione. In seguito a un lungo tratto di canale di Secchia si raggiunge la strada asfaltata (via del Bosco)  in corrispondenza del ponte del Gazo, un luogo che ha visto svolgersi un importante battaglia nel passato. Si tiene la destra e si percorre la strada asfaltata, dopo circa 300 mt nella svolta a destra della strada possiamo notare un notevole esemplare di Farnia (Quercus Robur), il percorso prosegue sempre su asfalto, poco avanti in prossimità di una circa a destra della strada all’angolo di una vecchia casa colonica oggi disabitata occorre abbandonare via del Bosco e seguire a sinistra la carreggiata che oltrepassa il cancello arrugginito. L’itinerario prosegue tra i campi e le vigne entrando nella proprietà dell’azienda Il Tralcio. L’arrivo all’azienda agricola Il Tralcio è un immersione nella tipica azienda reggiana di produzione del vini tipici di uve lambrusche e Parmigiano Reggiano.  Nei filari che affiancano il sentiero oltre alle uve tipiche per la produzione del Lambrusco vi è il recupero di un antichissimo vitigno di uva bianca: la Spergola. Si esce dall’azienda il Tralcio utilizzando la vecchia strada militare che affianca campi alternati a siepi notevoli, i cui primi lievi contrafforti segnalano l’abbandono dell’ultima parte di pianura. Si prosegue, la strada diventa asfaltata, prosegue per circa 300 metri e raggiunge un incrocio dove la strada prende il nome di via Mabrazza. L’itinerario prosegue a destra, lasciando via Mabrazza e percorrendo via Sabatini. Oltrepassato l’agriturismo l’itinerario raggiunge un incrocio, si prosegue diritto ignorando la stradina destra e proseguendo su via Dei Brugnoli che continua ad attraversare panorami agresti, raggiunta una curva dove la strada prosegue vi è un bell’esemplare di Farnia (Quercus Robur) e poco avanti raggiunge un incrocio. Tenere la sinistra e percorrere via Cerlini in prossimità dell’abitato di Fellegara che si raggiunge poco dopo all’incrocio con la strada principale che attraversa longitudinalmente il paese. All’angolo della casa con il numero civico 65 in cui troviamo una curiosità: il piccolo slargo all’incrocio è dedicato a Augusto Daolio indimenticato artista della musica e delle parole leader del gruppo musicale “I Nomadi”  (tra le tante canzoni ci piace ricordare “cammina cammina” ). Si prosegue a sinistra e dopo circa 300 metri si svolta a destra imboccando via della Botte. Poco avanti ha inizio il percorso ciclo pedonale del Tresinaro. Il percorso ciclopedonale, da mantenere fino all’abitato di Ca de Caroli, è semplice e intuitivo da seguire. Si prosegue lungo la sinistra orografica del torrente Tresinaro – che nasce più avanti sul SSP alle pendici del monte Fosola – fino ad arrivare al ponte di via del Cristo. Siamo a Scandiano, e da qui si può deviare verso il centro storico, che merita certamente una visita per la sua bella Rocca dei Boiardo e per la casa natale di Lazzaro Spallanzani, da dove il naturalista partiva per le sue escursioni scientifiche sull’Appennino. Per proseguire direttamente verso Ventoso si attraversa il ponte di via del Cristo e si continua lungo il percorso ciclopedonale che per circa 100 metri corre ai margini della strada asfaltata e, all’altezza di una fontana pubblica, curva leggermente a destra portandosi sulla sponda del torrente. Continuare per circa un chilometro, poi il percorso prosegue dritto nel parco pubblico Antonino Caponnetto  – segnalato da un cartello – in cui mantenere la stradina di destra sempre parallela al letto del torrente. Si passa sotto la via Pedemontana grazie a un sottopassaggio e, in poche centinaia di metri, si arriva alle prime case del borgo di Ca de Caroli. Si prosegue sempre dritto fino ad arrivare al ponte di via Resta e qui svoltare a sinistra, fino ad una piccola rotonda. Alla rotonda proseguire diritto – troverete un forno sulla sinistra davanti a voi – in via del Borgo, che attraversa il minuscolo e grazioso centro storico del paesino. Proseguire su via del Borgo – stradina di campagna asfaltata ma poco frequentata e con buon marciapiede sulla destra – per circa un chilometro fino ad arrivare al borgo di Ventoso. All’incrocio girare a destra in via Goti – vi troverete un grande parcheggio sulla vostra destra – oltrepassare un gruppo di case e imboccare via Colombaia sempre sulla vostra destra. Ed ecco, davanti a voi, sul lato sinistro della strada, lo storico cartello d’inizio del Sentiero Spallanzani (che nel 1988 partiva da qui).

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Sentiero Spallanzani Tappa 2

L’itinerario inizia in corrispondenza del borgo di Ventoso, un chilometro a sud dell’abitato di Scandiano (15 minuti a piedi da Piazza Spallanzani a Scandiano). Dal borgo l’inizio del sentiero è facilmente riconoscibile perché situato in prossimità del fianco occidentale dell’ex fornace a calce di interesse paleoindustriale. Una carrareccia risale la valle del rio Guiglia tra macchie arbustive ed ampie praterie. La carrareccia è interrotta da un cancello privato, normalmente aperto, poco dopo si lascia la carraia per proseguire in salita su stretto sentiero. Raggiunto lo spartiacque si incrocia il sent. 604 (anello del M. Evangelo) e si prosegue verso sud-ovest con vasta veduta sui colli della bassa val Tresinaro. Il sentiero oltrepassa un fabbricato colonico (Bottegaro) e, matenendosi sulla linea di spartiacque, si snoda in falsopiano tra affioramenti di argilla scagliosa. Nella prateria a graminacee in primavera fioriscono numerose orchidee. A un bivio si prenda la mulattiera sulla sinistra che, con un cambio netto di direzione, scende velocemente. Se invece arrivate fino al gruppo di case in rovina poco più giù (Case Monte di Sopra), osservate la famosa quercia pluricentenaria (tra i più begli esemplari dell’Emilia), ma poi tornate indietro di 150 m circa, per riprendere la direzione giusta, oltrepassato un fabbricato colonico in stato di abbandono, per una carrareccia attraverso campi coltivati si scende rapidamente al gruppo di case in località Colombaro, con una casa a torre al centro. Passato, su strada asfaltata, il ponte sul Torrente Tresinaro, davanti alla chiesa di Rondinara si imbocchi il sentiero prima di una sbarra, sentiero che ricomincia a salire per campi coltivati. Lo stradello compie un semicerchio attorno a un gruppo di case (il Monte) e sbuca in una strada bianca da prendere verso destra. Il Monte è un Circolo equituristico, associato a.n.t.e (Associazione Nazionale Turismo Equestre): è privato, ma ci si può rivolgere a loro per informazioni sul Sentiero Spallanzani a Cavallo. La strada ora diventa asfaltata. Attraversata la provinciale in località Minghetta, si imbocca la strada che sale. Arrivati a un gruppo di case la strada diventa mulattiera e conduce al caratteristico Castello di Viano, parte del complesso difensivo matildico. Una strada bianca sul crinale spartiacque conduce a S. Polo di Viano, dove, poco prima del Municipio di Viano, notiamo un’altra bella casa a torre con decorazioni in rilievo e affresco murario (sec. XV). Si segue ora la strada asfaltata in direzione Mamorra per circa 2 km, per abbandonarla dopo Casino e imboccare uno stradello sulla destra che, dopo aver superato un gruppo di case, in rapida discesa raggiunge il Rio Faggiano e la strada provinciale in prossimità dell’edificio rurale detto Le Piane, dove si incrocia il sent. 616, anello del Querciolese. Percorsi verso sinistra 100 m di strada provinciale si sale a destra, su carrareccia ad uso agricolo, su un altro spartiacque, tra campi e vigne, in un bel paesaggio tipico della collina reggiana. A Ca’ de Vezzoli la strada asfaltata conduce alla provinciale per Reggio in località Cortevedola. Di fronte trovate la Chiesa parrocchiale e la scuola.Andando a sinistra direzione Casina  dopo 500 mt vedete sulla sinistra il parcheggio con il cartello che illustra le Salse di Regnano, vulcanetti di fango freddo che bolle nel terreno argilloso, fenomeno causato dalla presenza sotterranea di idrocarburi gassosi. Lazzaro Spallanzani aveva studiato varie volte le Salse. In fondo al parcheggio trovate il passaggio per raggiungere i  vulcanetti che si trovano a 100 metri dalla strada.

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Sentiero Spallanzani Tappa 3

Da Regnano si imbocca la stradina asfaltata (via Ballotta) che sale in direzione Monte Alfonso, raggiunto il quale si scende per una ripida carrareccia tra i campi, con bei paesaggi sulla valle sottostante. Attenzione all’orientamento: l’importante è mantenere la direzione sud. Raggiunta la strada asfaltata, si prosegue a destra, e varcato il Rio Cesolla, si giunge in salita all’ingresso di Riolo, altro interessante piccolo borgo. In alto si nota il borgo abbandonato di Cavazzone, raro esempio di insediamento a corte risalente nelle forme attuali ai secc. XVII-XIX, caratterizzato da un lungo porticato sotto cui transitava la mulattiera principale. Si raggiunge Riolo con breve stradello asfaltato, segnato con il sent. 622 del M. Duro. Si procede ora da Riolo lungo il sentiero 622. Attraversato il borgo prendere verso sud una carrareccia che, con brusca svolta a destra tra campi aperti prende a risalire la valletta del Rio Cesolla, in questo tratto oasi naturalistica affidata all’associazione Pro Natura. La carrareccia si inoltra in piano nella valletta, ormai stretta e boscosa, valicando il Rio Cesolla presso una suggestiva cascatella, incisa negli strati di arenaria. Sul versante destro si risale in un bosco misto con un’inusuale ricchezza di essenze arboree, tra cui spicca il pino silvestre, che a gruppetti colonizza le zone più aperte. Si passa dai 400 m del rio agli oltre 600 m, per poi scendere, prima lungo un campo altamente panoramico sull’alto Appennino fino alla catena del M. Cusna poi per una strada lungo la quale sono state costruite numerose case.
Si continua a scendere lungo lo stradello fiancheggiato da filari di querce fino a raggiungere S. Giovanni di Querciola dove è possibile trovare bar, ristorante e alimentari, nonché la Locanda Belvedere.
Senza scendere al ristorante, si tiene via Michelangelo sempre tra querce secolari, fino al vicino borgo di Prediera. Si attraversa la strada provinciale (a destra si lascia il sent. 622 per Ca’ Schiavino) e si prende via Spallanzani (guarda guarda.. ), percorrendo l’interno del borgo con un sottopasso. Per strada asfaltata si supera la Casa di Carità, il caseificio, e si raggiunge il vicino borgo Ca’ de’ Pazzi (bar e alimentari). Poco oltre si volta a destra in via Sorriva, stradello in discesa verso ovest, si supera l’abitato semi-abbandonato di Sorriva. Il sentiero ora continua nel bosco, dove a primavera si possono osservare bellissimi esemplari di orchidea (Orchis purpurea). In breve si raggiunge un bivio dove si scende bruscamente a sinistra per attraversare un ruscello e risalire sul versante opposto fino ad un altro evidente bivio: a sinistra il sent. 624 aggira il Monte delle Ripe (variante più facile e deviazione possibile al B&B Castagneda in 1 ora per l’eventuale pernottamento), a destra si raggiunge in piano il lago del Mulino del Tasso. Un bel sentiero sale al Monte delle Ripe, antica sede del Castello di Giandeto. Lasciato a destra il sent. 624 per il Lago dei Pini e Casina (1 ora, possibilità di pernottamento in albergo) si scende nel versante meridionale fino a un piccolo ruscello. Guadatolo, si raggiunge Case Mattioli, caratteristico gruppo di case fortificato. Incrociato di nuovo il sent. 624 (a sinistra per Castegneda, a destra per Casina) si imbocca una carrareccia tra i campi, all’inizio poco visibile che porta alla chiesa di Giandeto, dove si conclude la terza tappa.
 

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Sentiero Spallanzani Tappa 4

Dalla chiesa di Giandeto si segue per poco lo stradello asfaltato che attraversa la piana verso sud, voltando a sinistra per il borgo di Stropeda. Si prosegue per una carrareccia che perviene ad un crocicchio su una sella del M. Novella: a sinistra un bel tratto in piano raggiunge Ca’ di Bigo e Castagneda (B&B) in 30 minuti. Il Sentiero Spallanzani invece piega verso destra e scende in breve all’abitato di Croveglia, interessantissimo per le due case a torre del XV secolo. Poco a valle del borgo transita il Sentiero Matilde, nella tappa da Casina a Carpineti, che si presta a un’escursione ad anello con la tappa del Sentiero Spallanzani. Sempre per strade agricole in discesa verso il Tresinaro si arriva a un’altra borgata con case a torre, Cerpiano (1 h) dove si incontra la strada asfaltata, che si percorre in discesa per 400 metri. Raggiunta la provinciale presso il Mulino delle Noci, la si segue a destra per 150 metri; sulla sinistra, nella curva, si inerpica un sentiero un po’ infrascato che arriva al borgo di Mandra. Questo tratto sarà da evitare per bici e cavalli, che dovranno proseguire ancora sulla provinciale fino al bivio successivo, che a sinistra porta a Mandra per stradello (privato). Da Mandra si sale in breve al sito del castello medievale, presso cui sorge l’antico e venerato Oratorio di Santa Liberata. Una mulattiera sale al Monte Uccellara e poi scende, in un ambiente caratterizzato da formazioni argillose. A un bivio, a sinistra, si stacca una deviazione non segnata per Romagnano, uno dei borghi meglio conservati dell’intero Appennino reggiano. Ora l’itinerario prosegue su strada asfaltata. La chiesa di Pianzano già nel 1302 era una delle cappelle dipendenti dalla Pieve di S. Vitale. Giunti sulla strada provinciale in località Ca’ Spadaccini, la si percorre per 200 metri verso destra (Ovest), poi si imbocca un sentiero nel castagneto sulla sinistra, che sale in 15 minuti ad un bivio: a destra una carraia (adatta a bici e cavalli) raggiunge direttamente il Castello di Carpineti, mentre a sinistra il Sentiero Spallanzani sale in breve sullo stradello che a destra porta alla Pieve di S. Vitale. I ruderi dell’importante edificio sorgono in corrispondenza di un piano erboso. Dell’antica pieve romanica rimane solo il nartece ridotto a cappella e la canonica (secc. XVI-XVII), restaurata e adibita ad ostello, che ben si presta come posto-tappa per il pernottamento. Il sentiero ora è quello che corre sulla dorsale Monte Valestra – Monte Fosola, di grande interesse geologico e botanico. Ampio panorama sulla valle del Secchia. Attraverso un ricco sottobosco si scende un ripido pendio in un castagneto. L’intensa azione degli agenti atmosferici ha qui originato caratteristiche erosioni (costa Sabbioni). In leggera discesa si raggiunge il castello di Carpineti (850 m), poco prima del quale si incrocia la strada che scende al paese. Il castello di Carpineti occupa la sommità di un’aspra guglia arenacea che domina un ampio tratto delle valli del Secchia e del Tresinaro. Fu costruito nei secoli X e XI e fu uno dei pilastri difensivi del sistema di fortificazioni di Matilde di Canossa. Restaurato e attrezzato per visite con annesso ristorante e struttura ricettiva, può essere la conclusione della tappa. Anche nel paese di Carpineti si può pernottare in uno degli alberghi del centro, con rientro al castello il giorno successivo. Per raggiungere il paese si scende oltre il castello sul Sentiero Matilde, che volta a destra in discesa sostenuta presso una sella del crinale che, dopo i castagni, porta nella piazzetta principale.

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Sentiero Spallanzani Tappa 5

Ritornati al castello di Carpineti sul percorso del Sentiero Matilde fatto in discesa nella tappa precedente, alla sella del crinale ai piedi del castello si volta a destra e si prosegue lungo l’antica via di crinale, probabilmente risalente al medioevo.
L’ambiente è caratterizzato da boschi di castagno, faggio e roverella. Aggirato il Monte Banzola si lascia a sinistra il Sentiero Matilde, che scende verso la Val Secchia e si mantiene il percorso di crinale, attraversando il piccolo casolare della Crocetta e risalendo i fianchi settentrionali del Monte Fòsola. Raggiunta Ca’ Fòsola (1.30 h) e i due grandi faggi gemelli che caratterizzano la sella prativa, si lascia a sinistra un sentiero per la vetta, preceduta da una grande croce installata in occasione del Giubileo del 2000. Qui, dopo aver percorso pochi metri in leggera discesa, si abbandona la carrareccia girando bruscamente a sinistra per proseguire in direzione Sud e in discesa decisa. In fondo ad una valletta si esce su vasti coltivi piegando a destra verso il piccolo borgo di Campogallinaro. Proseguendo tra altri campi aperti sulla magnifica vista della Pietra di Bismantova, si scende a sinistra nel suggestivo borgo di Saccaggio, dominato da due antiche case torre (secc. XV-XVI). In discesa sullo stradello a valle del borgo si attraversa una prima strada asfaltata per scendere al Rio Spirola dal quale si risale sulla provinciale Felina – Villaminozzo. La si percorre per 100 metri verso destra (attenzione al traffico!) e si sale bruscamente a sinistra su carrareccia in direzione Ovest in evidente salita. In località La Noce si segue la strada asfaltata per un chilometro circa fino a Campolungo. Qui, attraversata la strada per Casale, un tratturo tra i campi ci avvicina alla Pietra di Bismantova, dal versante nordorientale, rotto da zolle di piattaforma arenacea a diversi livelli. Alla base del pianoro detto Campo Pianelli, sede di importanti scavi archeologici, si incontra il sentiero segnato 697 che verso destra sale gradualmente alla sommità della Pietra per il percorso più largo e comodo, ma meno panoramico, attraverso fitti noccioleti e poi estese radure. Per ammirare invece la parte più severa della Pietra si prende il 697 a sinistra del pianoro, per imboccare poco dopo a destra il ripido sentiero 699, che sale tra macereti e massi caduti dalla sommità. Cavalli e bici dovranno invece seguire a sinistra il 697 che porta direttamente al Parcheggio dell’Eremo alla base della parete orientale della Pietra. Ad un bivio ai piedi della parete si lascia a sinistra il sentiero 699 che porta all’accesso della famosa Ferrata degli Alpini. Si sale invece a destra in una serie di salite tra massi di crollo e tratti di parete franati nei secoli scorsi, fino a sbucare sul pianoro sommitale, da cui si gode un magnifico panorama su tutto il crinale appenninico. Per scendere dalla Pietra si imbocca il comodo sentiero posto a Ovest (697), che, girando attorno alla base della spettacolare parete verticale, ci conduce all’Eremo di Bismantova, eretto sotto una cengia della parete alta oltre 100 metri. Vicino all’Eremo si trova un bar-ristorante frequentato da turisti e arrampicatori e un albergo rurale. Dall’ampio parcheggio sottostante si scende al tornante inferiore, da dove parte una carrareccia in mezzo ai campi in discesa. Dopo non molto si giunge alla chiesa di Ginepreto e all’azienda agrituristica dove è possibile pernottare.

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Sentiero Spallanzani Tappa 6

Per mulattiere inizia la discesa verso il fiume Secchia. Attraversata la strada asfaltata a Ginepreto borgo, si prosegue su carraia in discesa entrando presso una casa in una carrozzabile a fondo naturale. Il tracciato ha termine nel nucleo rurale di Ca’ Merlo. Ora si segua la traccia dell’antica mulattiera diretta al Mulino di Vologno. Siamo nell’alveo del Secchia, caratterizzato da interessanti esposizioni di gessi; si prende la stradina di fondovalle verso destra (a sinistra parte il sentiero Natura dei gessi triassici, n° 698) raggiungendo la strada asfaltata proveniente da Castelnovo in prossimità del ponte sul fiume Secchia, detto Ponte del Pianello (1 h), che si attraversa, per imboccare poi a sinistra oltre il bivio per le Fonti di Poiano il sentiero che conduce su un pianoro ricoperto di castagni. Una svolta a destra riconduce in direzione ovest: 100 m dopo si può compiere una deviazione verso una spettacolare cavità carsica denominata Tanone della Gacciolina (la si raggiunge imboccando un sentierino non segnato che dal castagneto sale in direzione Sud). Tornati al sentiero segnato, dopo un bel prato si è al nucleo rurale in abbandono di Ca’ Rabacchi dal quale si scende di nuovo alla strada provinciale, per attraversarla e imboccare la carraia che attraversa il letto del Rio di Sologno. Per cavalli e bici occorre invece seguire la strada provinciale a sinistra verso Carù, salendo eventualmente attraverso vecchie mulattiere che abbreviano i tornanti fino al paese di Gacciola, sopra cui ci si immette nel percorso principale al bivio di Fontanagatta. Ad un quadrivio di fronte all’ingresso degli edifici del Mulino della Gacciola (sbarra) si volta a sinistra. Questo è l’antico sentiero che porta al Monte Carù, ora quasi scomparso nella vegetazione. È una zona molto bella e poco conosciuta dagli escursionisti. Il nostro lavoro ha ripristinato l’uso di questo sentiero, un tempo usato dai frati dell’Eremo di Bismantova per raggiungere l’Oratorio di San Venerio, di antica origine e méta devozionale: pare sia l’erede di un ospizio per pellegrini romei. Salendo a un terrazzo di paleoalveo rivestito da un castagneto secolare con radure di felci, inizia il ripido sentiero a stretti tornanti. Si sale in breve da quota 450 m a quota 800 m, tra castagni, carpini, roverelle, ginepri. A quota 700 m si lascia l’evidente mulattiera che in piano porta a San Venerio (deviazione consigliata in 10 minuti), per salire bruscamente a destra seguendo ancora la costa del Monte Carù. A quota 800 m circa si incontra una mulattiera che conduce in mezza costa ai piedi della vetta fino all’abitato di Ca’ Budriotto dove si incontra la strada asfaltata. Al crocicchio per Fontanagatta si procede diritto su carraia e si arriva all’ingresso del borgo di Castellaro, arroccato su un poggio di origine vulcanica di colore rossastro (consigliabile la visita). Proseguendo si imbocca la mulattiera verso sud, parallela alla strada. Si entra così nel borgo di Cerrè Sologno, dove si sbuca sulla strada provinciale, che si prende a destra per poi lasciarla subito dopo, in corrispondenza del campo da calcio, per prendere una mulattiera che sale a sinistra. Ora il sentiero è su una dorsale in un’area interessante per il paesaggio argilloso. Si prosegue sullo spartiacque e si supera un dosso a quota 1.041 m, (M. delle Formiche) dal quale si scende verso sud ai piedi del M. Rimondatino (a sinistra si stacca il Sentiero Pighini che vi conduce in vetta, molto panoramica, in 20 minuti). Presto si giunge al bel paesino di Montecagno. Lo si attraversa in salita in direzione della chiesa e poi del cimitero, lungo una strada diretta al Monte Prampa (sent. 621). La si abbandona dopo circa 200 m per imboccare una mulattiera sulla destra che con un ampio semicerchio, ci porta al paese di Casalino, caratteristico vecchio borgo di montagna (fontana, bar trattoria). Da qui, in parte su asfalto, in parte per scorciatoie, si giunge al Mulino di Ligonchio, in splendida posizione sul torrente Ozola, e poi al bacino della centrale idroelettrica di Ligonchio (922 m) dove si fa tappa.

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Sentiero Spallanzani Tappa 7

Da Ligonchio (presso la fontana dello Scodellino, in fondo al paese, di fronte alla Centrale ENEL) si segue il sentiero 635, a mezza costa del torrente Ozola. Cavalli e bici dovranno invece seguire necessariamente la strada, recentemente asfaltata che da Ligonchio di Sopra conduce alla Presa Alta. È un sentiero ombreggiato da castagni e faggi, che serve all’ENEL come sentiero di servizio per i numerosi impianti della centrale idroelettrica, impianto di grade importanza per la storia di Ligonchio, ma che oggi occupa poche persone. Il percorso, recentemente attrezzato anche per i disabili, attraversa la suggestiva valle del torrente Ozola snodandosi a mezza costa tra dirupanti affioramenti di arenaria.  Da questo punto in poi il Sentiero Spallanzani entra nella fascia di vegetazione dell’alto Appennino. Dopo la Presa Bassa inizia una progressiva salita, a tratti stretta e spesso rovinata da frane, fino alla Presa del Rimale, sull’omonimo torrente. Poco dopo si raggiunge la strada che a sinistra conduce in breve alla Presa Alta (1230 m). Quasi di fronte all’accesso alla casa ENEL si imbocca il sentierino che sale deciso sulla destra (segnato con il numero 639), sentiero che successivamente si fa più evidente e sfocia nel numero 633, che si segue a sinistra. Sempre in salita, dopo alcuni zig-zag nel bosco si arriva al bel pianoro noto come Lago del Capriolo (ma il lago fu prosciugato oltre 60 anni fa), e con altri tratti nella faggeta d’alto fusto chiamata Bosco di Soraggio, si perviene al Passo di Romecchio, valico sul crinale appenninico posto a quota 1.680 m e dal quale si gode di un bel panorama sul Massiccio del Monte Cusna e, a Sud, sulle Alpi Apuane. Dal passo di Romecchio (da notare pietre incise dai pastori e il vicino Oratorio di S. Bartolomeo) si segue ancora il sentiero 633 (ora anche GEA) che passa un po’ sotto il crinale, attraverso una brughiera di mirtilli (faggi imponenti). Al Rifugio Bargetana a 1.739 m si incontra una strada forestale proveniente dal fondovalle che conduce al passo di Lama Lite (1.769 m), dal quale un’altra carrareccia o un più breve sentiero conducono al Rifugio Battisti (1.761 m), storico rifugio appenninico di proprietà del CAI.
 

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Sentiero Spallanzani Tappa 8

Dal Passo di Lama Lite si imbocca il sentiero 605-663 in direzione Sud-Est in discesa in un vallone ai piedi del Monte Cipolla. Cavalli e bici dovranno invece raggiungere il Passo delle Forbici attraverso la strada forestale dell’Abetina Reale passando dal Rifugio Segheria. Poco sotto il valico si volta a destra sul sent. 633 verso Bocca di Massa. Si snoda a mezza costa del fianco settentrionale del Monte Prado, in una brughiera di mirtilli, frammisti a colonie di brachipodo. Tra le rocce sono comuni le sassifraghe o il semprevivo. Si attraversa il Rio Torto, ramo sorgentizio del Dolo, nella cosiddetta Valle dei Porci, e attraverso l’anfiteatro del Monte Vecchio e l’omonimo laghetto-torbiera si risale gradualmente (facile l’avvistamento di mufloni) alla Bocca di Massa (1.806 m, 2 h), valico di crinale da cui è visibile la Valle del Serchio e la Pania di Corfino (Parco dell’Orecchiella). In direzione Est si prosegue ora sul sentiero 00 di crinale; più tardi il sentiero stesso lascia il crinale per una rapida discesa che porta a una carraia pochi metri dall’oratorio del Passo delle Forbici (1.574 m, 3 h). Dal passo si segue la strada forestale che sale verso est sul fianco del Monte Giovanello la carraia prosegue verso i Prati di S. Geminiano. La si abbandona per rimanere sul crinale che in breve guadagna la cima della Nuda (1.705 m) per poi scendere in un’altra faggeta fino a incontrare le ampie carrarecce che conducono al Passo delle Radici (1.529 m, 4.30 h). Qui convergono anche il Sentiero Matilde e la Via Bibulca. Dietro al ristorante-albergo delle Radici si scende lungo la pista da sci per imboccare a sinistra un sentiero poco visibile nel bosco (il Sentiero Spallanzani in questo tratto segue lo stesso tracciato del Garfagnana Trekking). A mezza costa nel bosco si scende leggermente fino ai prati di Villa Bianca (fattoria con fonte). Qui una carraia in leggera salita ci conduce ai prati del Pradaccio (casa per ferie gestita dall’associazione ‘Il Sentiero di Massa’) e infine al paese di S. Pellegrino in Alpe (1.524 m), termine del Sentiero Spallanzani.
 

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