Parco del Frignano

Il Parco del Frignano si sviluppa sull'Alto Appennino Modenese con oltre 15mila ettari di estensione e un territorio che va dai 500 metri sul livello del mare agli oltre 2.000 della vetta del Cimone, il monte più alto dell'Appennino Tosco-Emiliano. Il Parco presenta un ambiente naturalisticamente ricco ed estremamente variegato. Habitat unici, di cui preservare la biodiversità, favoriscono la crescita e la conservazione di specie rare, vegetali e animali. Circhi glaciali convivono con altri trasformati in torbiere, boschi di faggete con ampie distese di sottobosco, vallette nivali si insediano alle pendici delle montagne più alti, sui quali volteggiano l'aquila reale e altri rapaci.

Parco del Frignano: 35 Itinerari

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Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T06

Il percorso si sviluppa lungo lo spartiacque appenninico in uno dei suoi tratti più alti e panoramici. La tappa inizia dal Passo di Pradarena (1574 m slm), al confine tra le province di Reggio nell’Emilia e Lucca: si percorre la SP 12 della Provincia di Lucca in direzione Sud Est per circa 150 metri e si imbocca la strada bianca che sale tra ampie praterie alle pendici occidentali del monte Asinara (1732 m slm) fino a raggiungere il Passo della Comunella (1619 m slm) da dove è possibile ammirare, volgendo le sguardo a Nord Est, la sagoma inconfondibile della Pietra di Bismantova (1041 m slm). Si prosegue in salita lungo il sentiero di crinale, ad Ovest del Monte Sillano (1876 m slm), fino a raggiungere la vetta del Monte di Soraggio (1832 m slm) e, sempre mantenendosi in cresta, si transita sulle Porraie (1834 m slm), quindi si scende alla Cappella di San Bartolomeo e al vicino Passo di Romecchio (1630 m slm). Questo tratto offre panorami indimenticabili sulla Garfagnana a Sud e verso il Monte Cusna a Nord Est. Ricomincia la salita verso il punto più elevato di tutto il tratto ToscoEmiliano del sentiero E1, il monte Prado (2054 m slm) sul sentiero, abbastanza disconnesso, verso La Focerella (1745 m slm): questo incrocio è da segnalare, in quanto da qui parte il sentiero per la Variane Bargetana (Variante 6.2, La Focerella Passo delle Forbici) che consente di raggiungere il rifugio omonimo e/o di proseguire su un itinerario “basso” e non esposto verso il Rifugio Cesare Battisti. Questa variante è particolarmente indicata in caso di nebbia o maltempo sul crinale). Dalla Focerella si raggiunge la Sella del Monte Prado (1920 m slm) per arrivare infine alla vetta del Monte Prado (2054 m), cima più alta della Toscana. Se la giornata è limpida, la visione della Garfagnana a Sud e della mole del Monte Cusna a Nord ripaga abbondantemente la fatica spesa per raggiungere la vetta. Comincia l’agevole discesa tra i mirtilleti, fino al Passi di Monte Vecchio (1934 m slm) e, sempre tenendo a Ovest gli Scaloni, fino al Passo degli Scaloni (1922 m slm) e quindi a Bocca di Massa (1812 m slm). Qui si ignora il sentiero a Sud (verso il Rifugio Cella) e si prosegue la discesa verso il Passo delle Forbici (1572 m slm) alternando tratti boschivi e spazi aperti sul panorama. Al Passo, il sentiero incrocia la strada forestale che va dal Casone di Profecchia alla Segheria dell’Abetina Reale lungo il tracciato di un’antica via di valico. Diversi saliscendi accompagnano il cammino entro i bellissimi boschi di faggi e conducono al Passo del Giovarello (1661 m slm), a Cima La Nuda (1707 m slm), al Colle dei Laghi ed all’ Alpicella delle Radici da dove si gode di un panorama stupendo. Il tratto finale attraversa in discesa una zona boschiva che arriva velocemente alla Passo delle Radici (1527 m slm), storico valico dei pellegrini romei, che dalla Pianura Padana scendevano in Garfagnana.

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Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T07

Dal Passo delle Radici si imbocca in salita la SP71, abbandonandola dopo circa 1 Km per proseguire sulla strada bianca che costeggia un’ampia zona prativa per circa 1 km, fino al passo del Lagadello (1650 m slm); proseguendo sulla SP 71 si arriverebbe a San Pellegrino in Alpe; invece, si imbocca la strada bianca sulla sinistra (se si percorre E1 in direzione Nord Sud). Dopo circa 1,5 km (30 minuti) si raggiungono i Sassi del Diavolo (“il Giro”), dove si ricongiunge il rientro sul percorso principale per chi abbia pernottato a San Pellegrino in Alpe (Variante 7-1). I Sassi del Diavolo sono, secondo la tradizione, la località dove San Pellegrino resistette alle tentazioni del diavolo e infine, irritato, gli dette una violenta sberla che lo proiettò sulle Alpi Apuane, generando il foro del Monte Forato. In questo luogo, i viandanti e i pellegrini sono soliti accumulare delle pietre, portate per espiare i peccati (più grande il peccato, più pesante la pietra); un’altra leggenda vuole che si debbano fare tre giri intorno, per evitare che sia il diavolo in persona lo chieda…. Si prosegue passando da spazi aperti ad ombrose faggete, toccando il Monte Cimetta (1664 m slm), il Monte Spicchio (1658 m slm), le pendici del Monte Saltello (1681 m slm) fino a raggiungere il Passo (o Bassa) del Saltello (1580 m slm), per poi risalire, con continui saliscendi, al Monte Romecchio (1700 m slm) dal quale si gode di uno spettacolare panorama sulle Alpi Apuane. Il percorso continua in cresta al Passo del Terzino (1683 m slm), quindi lambisce le pendici Ovest di Cima dell’Omo (1859 m slm), ove si incontra la sorgente del Corsonna, per raggiunge il Passo Porticciola (1714 m) ed entrare sul versante emiliano. Dal Passo della Porticciola, il sentiero di cresta, molto aereo e panoramico, porterebbe al Colle Traversata (1826 m slm) e poi alla vetta del Monte Giovo (1991 m slm), che però si trascura per discendere entro un’ampia vallata di origine glaciale verso il Passo della Boccaia (1584 m slm), e quindi al Lago Santo Modenese attraversando una folta faggeta.

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Sentiero Europeo E1 Toscana T08

E1 Toscana 08 Lago Santo Modenese - Abetone-Boscolungo A PIEDI E1 Toscana 08 Lago Santo Modenese - Abetone-Boscolungo Dal Lago Santo Modenese (1501 m slm) si imbocca il sentiero CAI 519 Foce a Giovo / 523 Lago Baccio, che si inoltra nel bosco; dopo circa 20 minuti, prima di una salita piuttosto ripida, i due sentieri si dividono: il percorso “base” di E1 si dirige sulla sinistra (percorrenza Nord Sud), verso Foce a Giovo (sentiero CAI 519), mentre proseguendo dritti sul sentiero CAI 523 verso il Lago Baccio si intraprende la variante del Monte Rondinaio, riservata ad escursionisti esperti (EE). Il percorso base procede su un sentiero privo di difficoltà, con qualche saliscendi, che segue le pendici orientali del Monte Rondinaio Lombardo (1826 m slm) e porta verso Foce a Giovo, ignorando i sentieri sulla destra (verso Sud Ovest), che salirebbero al Lago Turchino, al Lago Torbido e sul crinale poco oltre il Monte Rondinaio. Il sentiero alterna tratti di bosco ad attraversamenti di pietraie con scorci panoramici notevoli verso Est. Il tratto finale, letteralmente “scavato” in una mirtillaia, piuttosto ripido, porta a Foce a Giovo (1664 m slm), il valico più alto dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove la variante “alta” per EE si ricongiunge al tracciato base. Sulla foce vi sono una cappella dedicata alla Madonna del Giovo, una fonte di acqua potabile e una stazione meteo. A Foce a Giovo arriva anche la via Ducale, che poi prosegue verso la Garfagnana: Superata Foce a Giovo, il sentiero E1 si mantiene sulla linea di cresta e raggiunge altre due importanti vette: Femminamorta (1878 m slm) e Alpe delle Tre Potenze (1935 m slm). Il nome di Alpe delle Tre Potenze deriva dal fatto che fino al XVI secolo la montagna rappresentava il confine fra Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Ducato di Lucca. Scendendo da questa vetta, si oltrepassa il Lago Piatto lasciandolo sulla sinistra (a Nord per chi percorre in direzione Nord Sud). Poco oltre bisogna fare particolare attenzione a non imboccare il bivio sulla sinistra (Nord) per i Denti della Vecchia (1814 m slm) ed il rifugio Zeno al Monte Gomito (1890 m slm), peraltro segnalato come EE con tratti esposti. Bisogna seguire invece il tracciato E1, che volge a destra (Sud) e scende rapidamente verso il Lago Nero (1730 m slm), circondato da mirtillaie e ginepri. Il lago di origine glaciale è situato tra il Monte Gomito e l’Alpe delle Tre Potenze e prende il nome dai riflessi scuri prodotti dalle rocce che lo sovrastano. Vicino al Lago vi è un bivacco gestito dal CAI di Pistoia (apertura stagionale) con un locale invernale sempre aperto. Si segue ora per un breve tratto il sentiero CAI 110 verso la Foce di Campolino, per abbandonarlo dopo circa 150 metri e dirigersi decisamente a Nord e poi a Est, a mezza costa sulla pendice settentrionale della Valle del Sestaione. Una perla di questa vallata è l’Orto Botanico Forestale, che custodisce una gran varietà di piante autoctone, alcune in via di estinzione. Scendendo lungo il sentiero E1 si passa a breve distanza da un rifugio privato (Capanna dei Pastori, apertura stagionale). Sempre restando nella meravigliosa faggeta, si raggiunge il bivio per la località Le Regine (due possibili posti tappa a prezzi abbordabili – bivio sulla desta), oppure proseguire verso Boscolungo Abetone, nota stazione turistica, a prevalente vocazione invernale con numerose possibilità di pernottamento/ristoro.

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Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T09

Il percorso inizia presso l’Ostello della Gioventù in località Boscolungo, lungo la SS12 dell’Abetone e del Brennero a quota 1337 metri slm, a circa 1,5 Km dal Passo dell’Abetone, scendendo verso Lucca/Pistoia. Appena partiti si attraversa l’imponente foresta di abeti di Boscolungo e si inizia a salire gradualmente e gradevolmente verso la località Verginetta (1492 m slm), dove si trova una bivaco/rifugiio privato (La Capanna di Lapo – apertura stagionale) e l’innesto del sentiero di crinale CAI 00 / SI che proviene dall’Abetone e che coincide con E1 per il restante della tappa. Dalla Verginetta il sentiero diventa impervio e assume le caratteristiche da alta montagna; infatti, la vegetazione sul crinale si dirada e il panorama comincia ad aprirsi. Inizia la lunga e impegnativa salita verso l’Alpe del Libro Aperto (1937 m slm), che rappresenta il punto più alto della tappa. Le cime più importanti del tratto tra la Verginetta e il Libro Aperto sono la Cima del Diaccione (1582 m slm), la Cima delle Capannacce (1859 m slm), oltre che l’Alpe del Libro Aperto stessa, con le sue due cime Monte Belvedere a Ovest (1896 m slm) e Monte Rotondo (1938 m slm) a Est, che si affrontano, separate da una piccola valle, con una forma che ricorda appunto un libro aperto. E’ possibile evitare il crinale del Monte Rotondo e gli ultimi 40 metri di salita, proseguendo sul sentiero dalla piccola valle che separa le due vette, ma vale la pena di fare un ultimo sforzo perché dalla cima del Monte Rotondo si gode un panorama senza eguali, riuscendo nelle giornate limpide a spaziare dalle montagne della Corsica, alle vette dell’Appennino con l’imponente Monte Cimone (2165 m slm), fino alle catena alpina. Sulla cima bisogna porre particolare attenzione a non imboccare il sentiero che si dirige a sinistra (Nord Ovest) lungo il contrafforte, che porterebbe sul crinale verso il monte Cimone (in direzione opposta a quella del sentiero E1); il sentiero giusto è quello a destra (Sud Est) contrassegnato dallo 00. Inizia quindi l’impervia discesa verso la cima del Lancino (1702 m slm) riconoscibile da valle per la particolare spigolosità; la successiva salita verso la cima Tauffi (1801 m slm) è impegnativa e bisogna porre particolare attenzione, per evitare il tratto più ripido e impervio caratterizzato da roccia sciolta. Si consiglia di seguire con attenzione le indicazioni E1 che portano sulla sinistra (Nord) ad imboccare un sentiero più agevole e sicuramente meno pericoloso della via diretta alla vetta. Da Cima Tauffi inizia la lunga e altalenante discesa che, attraversando diverse vette, quali i Balzoni, (1752 m slm), il Colle Piaggiacalda (1714 m slm), la Vista del Paradiso (1704 m slm), il Pizzo (1706 m slm) conduce al Passo della Croce Arcana (1670 m slm). Su questo valico appenninico si attraversa l’antica strada di collegamento tra le alte valli Toscane ed Emiliane; l’unica via percorribile in periodo romano e medievale. La via dell’Abetone infatti fu aperta solo alla fine del 1700 in seguito ad un accordo tra il granducato di Toscana e il Ducato di Modena e rappresenta per l’epoca una delle più grandi opere pubbliche mai costruite. Sul passo della Croce Arcana è possibile visitare il monumento dedicato ai caduti in Russia durante l’ultimo conflitto mondiale. Dal Passo inizia un gradevole sentiero che aggira il monte Spigolino (1827 m slm), la cui vetta è comunque raggiungibile con una deviazione (e il panorama ripaga abbondantemente la fatica dei 160 m di dislivello da affrontare per raggiungerla). Si prosegue sempre sul crinale, incontrando numerosi termini (cippi in pietra), che identificavano il confine fra Ducato di Modena e Granducato di Toscana. Si raggiunge quindi (direttamente sul sentiero basso o scendendo dalla vetta dello Spigolino) il Passo della Calanca (1737 m slm), si ignorano i bivi che si dirigono a valle e si procede sul sentiero E1 fino al Rifugio Duca degli Abruzzi sulle rive del Lago Scaffaiolo a quota 1780 m slm.

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Sentiero Europeo E1 Toscana T10

Alla partenza dal Lago Scaffaiolo si lascia il Monte Cupolino a destra (comunque raggiungibile con una breve deviazione) e si imbocca il sentiero CAI 00 verso il Passo dei Tre Termini (1779 m slm), antico confine fra Stato Pontificio, Granducato di Toscana e Ducato di Modena e, costeggiando la parete Nord del Monte Cornaccio (1789 m slm), si raggiunge rapidamente il Passo dello Strofinatoio (1846 m slm). La mulattiera che lo varca era percorsa in tempi antichi dai muli che nel punto sommitale ripido e stretto strofinavano la soma lungo le rocce e da qui il nome. Sul passo è presente un quadrivio ben segnalato dal quale si diramano il sentiero verso la Val Dardagna e il rifugio Cavone (direzione Nord Ovest), oppure quello in direzione Nord che in circa 30’ porta sulla vetta del Corno alle Scale (1945 m slm), oppure ancora il sentiero E1 che coincide con il sentiero CAI 00 e si dirige a Sud Ovest verso Pracchia, transitando dal Passo del Cancellino (1630 m slm). Da questo Passo, si diramano numerosi sentieri: quello verso Nord Est porta al borgo di Monteacuto delle Alpi e scende rapidamente sul versante bolognese, il sentiero che sale verso la vetta del Monte Gennaio (1814 m slm) e da qui scende al Passo dei Malandrini (1574 m slm), oppure il sentiero E1 che invece raggiunge il Passo dei Malandrini più agevolmente dirigendosi a Sud (destra) e aggirando il Monte Gennaio sul versante Ovest. Al Passo dei Malandrini è molto importante porre la massima attenzione e imboccare il sentiero in direzione Est (verso il Rifugio del Montanaro e il Passo della Pedata del Diavolo), tralasciando quelli diretti rispettivamente a Nord (ritorna verso la vetta del Monte Gennaio) e a Ovest, CAI 00, che porta verso la Maceglia ed il Rifugio di Piano di Pratorsi; quest’ultimo sarebbe la “vera” via di crinale geografico, ma compie un’ansa lunghissima per lasciare le sorgenti del Reno a sinistra e la valle della Lima sulla destra. Il sentiero E1 raggiunge in pochi minuti il Rifugio del Montanaro (1567 m slm), apertura stagionale, locale bivacco invernale sempre aperto, dalla cui terrazza si gode un bel panorama. Dal Rifugio del Montanaro inizia una ripida discesa, abbastanza impegnativa, verso il bivio del Passo della Pedata del Diavolo (1347 m slm) e l’adiacente area del Rombiciaio (1373 m slm); qui bisogna proseguire in direzione Sud Est verso Pracchia, evitando sia il sentiero in direzione Est (verso Orsigna) che quello a sud Ovest (il più a destra) verso Casetta Pulledrari (“storico” punto di appoggio della Foresta del Teso, purtroppo chiuso) e Maresca. Dalla Pedata del Diavolo inizia un tratto agevole fino al Piano della Trave (1317 m slm) e da qui una ripida, impegnativa e faticosa discesa verso Pracchia (607 m slm). Attenzione, poco prima di arrivare a Pracchia, si rende necessaria, a causa dell’interruzione del sentiero “classico”, una breve deviazione (ben segnalata) lungo l’itinerario alternativo, arrivando rapidamente agli edifici della frazione Le Case e quindi a Pracchia, sulla riva sinistra del fiume Reno. L’attraversamento del Reno a Pracchia (607 m slm) rappresenta il confine tra due diverse tipologie di montagna: dal confine ligure (Passo dei Due Santi) fino a Pracchia, il tracciato ha caratteristiche prevalenti di alta montagna, è quasi sempre tra i 1500 e i 2000 metri di quota con crinali spesso impervi, assenza di vegetazione e molte tappe sono infatti contrassegnate con EE. Da Pracchia verso il confine umbro (Bocca Trabaria) il tracciato ha caratteristiche più dolci di media montagna, solo raramente si superano i 1500 metri di quota con tracciati quasi sempre all’ombra di fitte foreste, e tappe prevalentemente di tipo E.

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Sentiero Spallanzani Tappa 8

Dal Passo di Lama Lite si imbocca il sentiero 605-663 in direzione Sud-Est in discesa in un vallone ai piedi del Monte Cipolla. Cavalli e bici dovranno invece raggiungere il Passo delle Forbici attraverso la strada forestale dell’Abetina Reale passando dal Rifugio Segheria. Poco sotto il valico si volta a destra sul sent. 633 verso Bocca di Massa. Si snoda a mezza costa del fianco settentrionale del Monte Prado, in una brughiera di mirtilli, frammisti a colonie di brachipodo. Tra le rocce sono comuni le sassifraghe o il semprevivo. Si attraversa il Rio Torto, ramo sorgentizio del Dolo, nella cosiddetta Valle dei Porci, e attraverso l’anfiteatro del Monte Vecchio e l’omonimo laghetto-torbiera si risale gradualmente (facile l’avvistamento di mufloni) alla Bocca di Massa (1.806 m, 2 h), valico di crinale da cui è visibile la Valle del Serchio e la Pania di Corfino (Parco dell’Orecchiella). In direzione Est si prosegue ora sul sentiero 00 di crinale; più tardi il sentiero stesso lascia il crinale per una rapida discesa che porta a una carraia pochi metri dall’oratorio del Passo delle Forbici (1.574 m, 3 h). Dal passo si segue la strada forestale che sale verso est sul fianco del Monte Giovanello la carraia prosegue verso i Prati di S. Geminiano. La si abbandona per rimanere sul crinale che in breve guadagna la cima della Nuda (1.705 m) per poi scendere in un’altra faggeta fino a incontrare le ampie carrarecce che conducono al Passo delle Radici (1.529 m, 4.30 h). Qui convergono anche il Sentiero Matilde e la Via Bibulca. Dietro al ristorante-albergo delle Radici si scende lungo la pista da sci per imboccare a sinistra un sentiero poco visibile nel bosco (il Sentiero Spallanzani in questo tratto segue lo stesso tracciato del Garfagnana Trekking). A mezza costa nel bosco si scende leggermente fino ai prati di Villa Bianca (fattoria con fonte). Qui una carraia in leggera salita ci conduce ai prati del Pradaccio (casa per ferie gestita dall’associazione ‘Il Sentiero di Massa’) e infine al paese di S. Pellegrino in Alpe (1.524 m), termine del Sentiero Spallanzani.
 

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Sui passi di San Geminiano

Si tratta di un’escursione piuttosto breve su piste forestali, attraverso le estreme propaggini occidentali del Parco del Frignano ai confini con l’alto Appennino reggiano, dove il crinale corre a quote modeste, dividendo l'impervio versante garfagnino da quello modenese, molto più dolce nelle morfologie e ricoperto da estesi boschi. La brevità del percorso consente di compiere una visita al vicino borgo di San Pellegrino in Alpe, splendido “balcone panoramico” sulla Garfagnana e sulle Alpi Apuane, dove si trovano l’antico ospizio che, fin dall’Alto Medioevo, dava rifugio a viandanti e pellegrini, e il “Museo della campagna e della vita di ieri”. L’itinerario si sviluppa in parte lungo lo spartiacque con la Toscana, lungo il quale si trovano, in sequenza, l’Alpicella delle Radici, il bel punto panoramico del Colle dei Lagni e la cima della Nuda, fino al passo Giovarello, da cui si può salire sull’omonimo monte (già in territorio reggiano) per godere di una ulteriore vista panoramica fin sulle Alpi Apuane. Lungo la discesa s’incontra il piccolo rifugio forestale delle Maccherie e una vicina torbiera di rilevante interesse botanico, dove si può osservare la Carice di Davall, un’essenza tipica delle torbiere centroeuropee e rara in Appennino. Da qui si raggiunge la radura di San Geminiano, dove in passato sorgeva un ospizio e dove transitava la via Bibulca, il più antico esempio di viabilità transappenninica della zona, che poteva essere percorsa da un paio di buoi aggiogati, da cui il nome. Oggi rimane, al margine dei prati, la piccola cappella dedicata al Santo, che, secondo la leggenda, si era ritirato qui come eremita fino a quando i cittadini modenesi non lo vennero a prelevare affinché divenisse il loro pastore.

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