Itinerari a tappe

Itinerari a tappe: 21 Itinerari

hiking-15
Escursionismo

Sentiero dei Vulcani di fango Tappa 2

Dal castello di Montebabbio, sempre seguendo il segnavia del sentiero, si prosegue lungo panoramiche dorsali sino a raggiungere il castello di San Valentino, per poi scendere nell'ampia vallata del fiume Secchia, lambendo spettacolari creste calanchive note per la loro fauna fossile marina, risalenti ad alcuni milioni di anni fa e ricadenti nel Sito di Importanza Comunitaria Rio della Rocca. Oltrepassato il fiume in corrispondenza di un moderno ponte ciclopedonale, si entra nel vasto comparto paesaggistico della villa ducale di Sassuolo, proseguendo poi verso sud (segnavia SVF) raggiungendo il centro termale di Salvarola, dove inizia il tratto in salita che conduce all'antico castello di Montegibbio e di qui, lungo la panoramica dorsale del Mongigatto, si prosegue all'interno della vasta depressione della Riserva Naturale Regionale delle Salse di Nirano.

Sentiero dei Vulcani di fango Tappa 3 (Salse di Nirano – Salse di Puianello) (SVF-03.gpx)
Dalla Riserva Naturale delle Salse di Nirano, il sentiero prosegue diretto ad est, inoltrandosi nella valle del torrente Fossa, avvicinando il castello di Spezzano e di qui inizia a salire in direzione di Fogliano, per poi scendere nel fondovalle del rio Grizzaga. Una nuova salita conduce a S.Venanzio, proseguendo poi per Torre Maina, sino a raggiungere l'alveo del torrente Tiepido. A questo punto il sentiero riprende a salire in direzione di Poggio Gaiano, proseguendo lungo la dorsale diretta a Puianello e Poggio Fontana, sino ad incontrare la località Possessione, nei cui pressi è situata la Salsa di Maranello, termine del sentiero.
 

Scopri di più

hiking-15
Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T07

Dal Passo delle Radici si imbocca in salita la SP71, abbandonandola dopo circa 1 Km per proseguire sulla strada bianca che costeggia un’ampia zona prativa per circa 1 km, fino al passo del Lagadello (1650 m slm); proseguendo sulla SP 71 si arriverebbe a San Pellegrino in Alpe; invece, si imbocca la strada bianca sulla sinistra (se si percorre E1 in direzione Nord Sud). Dopo circa 1,5 km (30 minuti) si raggiungono i Sassi del Diavolo (“il Giro”), dove si ricongiunge il rientro sul percorso principale per chi abbia pernottato a San Pellegrino in Alpe (Variante 7-1). I Sassi del Diavolo sono, secondo la tradizione, la località dove San Pellegrino resistette alle tentazioni del diavolo e infine, irritato, gli dette una violenta sberla che lo proiettò sulle Alpi Apuane, generando il foro del Monte Forato. In questo luogo, i viandanti e i pellegrini sono soliti accumulare delle pietre, portate per espiare i peccati (più grande il peccato, più pesante la pietra); un’altra leggenda vuole che si debbano fare tre giri intorno, per evitare che sia il diavolo in persona lo chieda…. Si prosegue passando da spazi aperti ad ombrose faggete, toccando il Monte Cimetta (1664 m slm), il Monte Spicchio (1658 m slm), le pendici del Monte Saltello (1681 m slm) fino a raggiungere il Passo (o Bassa) del Saltello (1580 m slm), per poi risalire, con continui saliscendi, al Monte Romecchio (1700 m slm) dal quale si gode di uno spettacolare panorama sulle Alpi Apuane. Il percorso continua in cresta al Passo del Terzino (1683 m slm), quindi lambisce le pendici Ovest di Cima dell’Omo (1859 m slm), ove si incontra la sorgente del Corsonna, per raggiunge il Passo Porticciola (1714 m) ed entrare sul versante emiliano. Dal Passo della Porticciola, il sentiero di cresta, molto aereo e panoramico, porterebbe al Colle Traversata (1826 m slm) e poi alla vetta del Monte Giovo (1991 m slm), che però si trascura per discendere entro un’ampia vallata di origine glaciale verso il Passo della Boccaia (1584 m slm), e quindi al Lago Santo Modenese attraversando una folta faggeta.

Scopri di più

hiking-15
Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T08

E1 Toscana 08 Lago Santo Modenese - Abetone-Boscolungo A PIEDI E1 Toscana 08 Lago Santo Modenese - Abetone-Boscolungo Dal Lago Santo Modenese (1501 m slm) si imbocca il sentiero CAI 519 Foce a Giovo / 523 Lago Baccio, che si inoltra nel bosco; dopo circa 20 minuti, prima di una salita piuttosto ripida, i due sentieri si dividono: il percorso “base” di E1 si dirige sulla sinistra (percorrenza Nord Sud), verso Foce a Giovo (sentiero CAI 519), mentre proseguendo dritti sul sentiero CAI 523 verso il Lago Baccio si intraprende la variante del Monte Rondinaio, riservata ad escursionisti esperti (EE). Il percorso base procede su un sentiero privo di difficoltà, con qualche saliscendi, che segue le pendici orientali del Monte Rondinaio Lombardo (1826 m slm) e porta verso Foce a Giovo, ignorando i sentieri sulla destra (verso Sud Ovest), che salirebbero al Lago Turchino, al Lago Torbido e sul crinale poco oltre il Monte Rondinaio. Il sentiero alterna tratti di bosco ad attraversamenti di pietraie con scorci panoramici notevoli verso Est. Il tratto finale, letteralmente “scavato” in una mirtillaia, piuttosto ripido, porta a Foce a Giovo (1664 m slm), il valico più alto dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove la variante “alta” per EE si ricongiunge al tracciato base. Sulla foce vi sono una cappella dedicata alla Madonna del Giovo, una fonte di acqua potabile e una stazione meteo. A Foce a Giovo arriva anche la via Ducale, che poi prosegue verso la Garfagnana: Superata Foce a Giovo, il sentiero E1 si mantiene sulla linea di cresta e raggiunge altre due importanti vette: Femminamorta (1878 m slm) e Alpe delle Tre Potenze (1935 m slm). Il nome di Alpe delle Tre Potenze deriva dal fatto che fino al XVI secolo la montagna rappresentava il confine fra Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Ducato di Lucca. Scendendo da questa vetta, si oltrepassa il Lago Piatto lasciandolo sulla sinistra (a Nord per chi percorre in direzione Nord Sud). Poco oltre bisogna fare particolare attenzione a non imboccare il bivio sulla sinistra (Nord) per i Denti della Vecchia (1814 m slm) ed il rifugio Zeno al Monte Gomito (1890 m slm), peraltro segnalato come EE con tratti esposti. Bisogna seguire invece il tracciato E1, che volge a destra (Sud) e scende rapidamente verso il Lago Nero (1730 m slm), circondato da mirtillaie e ginepri. Il lago di origine glaciale è situato tra il Monte Gomito e l’Alpe delle Tre Potenze e prende il nome dai riflessi scuri prodotti dalle rocce che lo sovrastano. Vicino al Lago vi è un bivacco gestito dal CAI di Pistoia (apertura stagionale) con un locale invernale sempre aperto. Si segue ora per un breve tratto il sentiero CAI 110 verso la Foce di Campolino, per abbandonarlo dopo circa 150 metri e dirigersi decisamente a Nord e poi a Est, a mezza costa sulla pendice settentrionale della Valle del Sestaione. Una perla di questa vallata è l’Orto Botanico Forestale, che custodisce una gran varietà di piante autoctone, alcune in via di estinzione. Scendendo lungo il sentiero E1 si passa a breve distanza da un rifugio privato (Capanna dei Pastori, apertura stagionale). Sempre restando nella meravigliosa faggeta, si raggiunge il bivio per la località Le Regine (due possibili posti tappa a prezzi abbordabili – bivio sulla desta), oppure proseguire verso Boscolungo Abetone, nota stazione turistica, a prevalente vocazione invernale con numerose possibilità di pernottamento/ristoro.

Scopri di più

hiking-15
Escursionismo

Sentiero Europeo E1 Toscana T09

Il percorso inizia presso l’Ostello della Gioventù in località Boscolungo, lungo la SS12 dell’Abetone e del Brennero a quota 1337 metri slm, a circa 1,5 Km dal Passo dell’Abetone, scendendo verso Lucca/Pistoia. Appena partiti si attraversa l’imponente foresta di abeti di Boscolungo e si inizia a salire gradualmente e gradevolmente verso la località Verginetta (1492 m slm), dove si trova una bivaco/rifugiio privato (La Capanna di Lapo – apertura stagionale) e l’innesto del sentiero di crinale CAI 00 / SI che proviene dall’Abetone e che coincide con E1 per il restante della tappa. Dalla Verginetta il sentiero diventa impervio e assume le caratteristiche da alta montagna; infatti, la vegetazione sul crinale si dirada e il panorama comincia ad aprirsi. Inizia la lunga e impegnativa salita verso l’Alpe del Libro Aperto (1937 m slm), che rappresenta il punto più alto della tappa. Le cime più importanti del tratto tra la Verginetta e il Libro Aperto sono la Cima del Diaccione (1582 m slm), la Cima delle Capannacce (1859 m slm), oltre che l’Alpe del Libro Aperto stessa, con le sue due cime Monte Belvedere a Ovest (1896 m slm) e Monte Rotondo (1938 m slm) a Est, che si affrontano, separate da una piccola valle, con una forma che ricorda appunto un libro aperto. E’ possibile evitare il crinale del Monte Rotondo e gli ultimi 40 metri di salita, proseguendo sul sentiero dalla piccola valle che separa le due vette, ma vale la pena di fare un ultimo sforzo perché dalla cima del Monte Rotondo si gode un panorama senza eguali, riuscendo nelle giornate limpide a spaziare dalle montagne della Corsica, alle vette dell’Appennino con l’imponente Monte Cimone (2165 m slm), fino alle catena alpina. Sulla cima bisogna porre particolare attenzione a non imboccare il sentiero che si dirige a sinistra (Nord Ovest) lungo il contrafforte, che porterebbe sul crinale verso il monte Cimone (in direzione opposta a quella del sentiero E1); il sentiero giusto è quello a destra (Sud Est) contrassegnato dallo 00. Inizia quindi l’impervia discesa verso la cima del Lancino (1702 m slm) riconoscibile da valle per la particolare spigolosità; la successiva salita verso la cima Tauffi (1801 m slm) è impegnativa e bisogna porre particolare attenzione, per evitare il tratto più ripido e impervio caratterizzato da roccia sciolta. Si consiglia di seguire con attenzione le indicazioni E1 che portano sulla sinistra (Nord) ad imboccare un sentiero più agevole e sicuramente meno pericoloso della via diretta alla vetta. Da Cima Tauffi inizia la lunga e altalenante discesa che, attraversando diverse vette, quali i Balzoni, (1752 m slm), il Colle Piaggiacalda (1714 m slm), la Vista del Paradiso (1704 m slm), il Pizzo (1706 m slm) conduce al Passo della Croce Arcana (1670 m slm). Su questo valico appenninico si attraversa l’antica strada di collegamento tra le alte valli Toscane ed Emiliane; l’unica via percorribile in periodo romano e medievale. La via dell’Abetone infatti fu aperta solo alla fine del 1700 in seguito ad un accordo tra il granducato di Toscana e il Ducato di Modena e rappresenta per l’epoca una delle più grandi opere pubbliche mai costruite. Sul passo della Croce Arcana è possibile visitare il monumento dedicato ai caduti in Russia durante l’ultimo conflitto mondiale. Dal Passo inizia un gradevole sentiero che aggira il monte Spigolino (1827 m slm), la cui vetta è comunque raggiungibile con una deviazione (e il panorama ripaga abbondantemente la fatica dei 160 m di dislivello da affrontare per raggiungerla). Si prosegue sempre sul crinale, incontrando numerosi termini (cippi in pietra), che identificavano il confine fra Ducato di Modena e Granducato di Toscana. Si raggiunge quindi (direttamente sul sentiero basso o scendendo dalla vetta dello Spigolino) il Passo della Calanca (1737 m slm), si ignorano i bivi che si dirigono a valle e si procede sul sentiero E1 fino al Rifugio Duca degli Abruzzi sulle rive del Lago Scaffaiolo a quota 1780 m slm.

Scopri di più

hiking-15
Escursionismo

Sentiero Spallanzani Tappa 1

Partiamo iniziando a camminare dal centro storico di Reggio Emilia. Il luogo simbolo per partire con il cammino è il Palazzo dei Musei, che custodisce la Collezione Spallanzani, proprio di fronte la Teatro Valli. Da qui si esce dalla città seguendo un corridoio verde che è anche un progetto di valorizzazione del camminare in città promosso dall’amministrazione. Alla fine dei portici, oltrepassata viale Montegrappa l’itinerario tiene leggermente la destra e attraversa viale dei Mille sul passaggio pedonale per entrare in viale Matteotti. Si prosegue tenendo sulla sinistra il vecchio stadio Mirabello, a destra il parco Giacomo Matteotti che ospita il monumento alle vittime dello stadio Heysel la triste vicenda extrasportiva nel 1985 che ha visto perire il noto fotografo reggiano Claudio Zavaroni. Più avanti, al passaggio pedonale, si attraversa viale Matteotti e si percorre via Sante Vicenzi entrando di seguito nell’area “Polveriera” caratterizzato da edifici militari dell’ Ottocento (qui si sta lavorando a un restauro a uso civile nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana. Oggi la Polveriera è uno spazio culturale con bar e sala convegni riunioni e mostre e ospita associazioni che operano nell’ambito delle attività umanitarie e di accoglienza). Oltrepassato il parcheggio si prosegue nell’area verde in cui spicca un ottimo esempio di archeologia industriale, nell’area verde del parco della Polveriera. Si percorre via Tondelli sbucando su via Melato . Si tiene al sinistra percorrendo via Melato camminando sull’ampio marciapiede. All’incrocio  con viale Olimpia si attraversa alla strada e percorrendo viale Olimpia fino all’incrocio con via Luca da Reggio, si tiene la sinistra  e si percorre la via fino all’incrocio con la via Emilia. Tenere la destra percorrendo il grande marciapiede /pista ciclabile e  dopo 200 metri si svolta a destra in via  Daria Malaguzzi la via dedicata alla madre di Ludovico Ariosto. Si percorrono 200 metri e svoltando a sinistra in via A. Bonacini si entra nel grande parco degli Ippocastani detto dai reggiani “Campo di Marte”. L’area verde è un ottimo polmone per la città molto frequentato dalle famiglie, al centro nella casetta di legno gestito dal circolo anziani si trova il bar dove è possibile richiedere uno spuntino e nei fine settimana il gnocco fritto. Si prosegue nel viale ghiaiato pedonale circumnavigando il parco e al raggiungimento della ferrovia occorre per ora uscire dal parco (prossimamente è prevista la realizzazione di un sottopasso pedonale) entrando in via Caravaggio. Percorrendola verso sinistra la strada porta al raggiungimento di via Papa Giovanni XXIII.  Svoltando a sinistra si oltrepassa la ferrovia e subito a sinistra ancora si rientra nel  proseguo di Campo di Marte  che viene definito dai reggiani Campo di Marte 2. Si percorre il parco nell’ampio marciapiede e tenendo la  destra si prosegue oltrepassando i giochi per i bambini  camminando sul marciapiede che piega verso destra raggiungendo via Don Sturzo, la si attraversa passando dentro a piazza Stranieri sotto al porticato  all’interno di un area di case popolari immerse nel verde , un progetto edilizio eco compatibile, si avanza sempre diritti entrando in via Marchi  e in seguito attraversando l’incrocio con via Galloni  si entra in via Piaggia costeggiando il parco. Il viale pedonale porta verso sinistra, e attraversa il parco del Quinzio entrando in via Gattalupa, si tiene la destra per 50 metri e si attraversa la strada entrando in via Caliceti; la si percorre per 100 metri seguendo la via che poi svolta a destra raggiungendo via P.e M. Curiè. Si attraversa la strada raggiungendo il parco  ARE area di riequilibrio ecologico oggi area SIC: questo tratto di percorso è notevolmente interessante poichè rappresenta un esperienza di ripiantumazione selvatica all’interno di un area urbana. Il parco oggi è una reale riforestazione che rappresenta una testimonianza di quella che era l’antica foresta planiziale che ricopriva la pianura padana. Oggi nel parco vi sono numerosi animali (scoiattoli e  ghiri che hanno la tana negli alberi di pioppo, nocciolo e frassino, mentre non è raro vedere volteggiare la  Poiana, il Gheppio,  mentre verso sera si inizia a sentire il suono della Civetta  e altri piccoli rapaci come l’Assiolo che stanno ripopolando la zona protetta, mentre il sottobosco regala fiori spontanei  protetti come l’Orchis Purpurea,  l’Orchis scimmia, la Cephalantera Demasonium e l’ Himatoglossum Irsutum. Raggiunto l’incrocio delimitato dal palo rosso dei percorsi della cintura verde del comune di Reggio Emilia il percorso prosegue a destra mentre a sinistra vi è la deviazione per  raggiungere il parco del Mauriziano. Il percorso prosegue diritto e esce dall’area di riequilibrio ecologico, raggiungendo via Lombroso, si svolta a destra in prossimità di via Gattalupa e la si percorre per circa 150 metri. Si svolta a sinistra in via Metastasio, poco avanti la via finisce e inizia il raccordo pedonale che porta al sentiero fluviale del torrente Rodano. Oltrepassato il sottopassaggio della tangenziale,  con un breve tratto protetto  da guardrail si lascia la strada passando sul ponte del Rodano e si entra nel sentiero immerso nella vegetazione. Poco avanti sulla destra è visibile l’immissione del Rio delle Acque Chiare nel torrente Rodano; il piccolo e limpido corso d’acqua si immette dalla sponda orografica sinistra, mentre il nostro itinerario prosegue sulla sponda destra  tra ampi tratti di vegetazione ripariale. L’itinerario prosegue sempre su una comoda carreggiata che si inoltra nella vegetazione in cui gli ambienti circostanti sono caratterizzati da siepi autoctone di Prugnolo (Prunux Spinosa), Biancospino (Ctrataegus Monogina) e Fusaggine (Euonymus Europeus) che spiccano tra le ramificazioni selvagge, mentre alberi di Pioppo (Popolus Nigra)  Noce (Jungland Regia) e  Robinia (Robinia Pseudoacacia) contornano con le loro fronde un ecosistema di notevole pregio. In alcuni punti di osservazione corredati da capanni tra gli alberi è possibile osservare il volo della Poiana del Gheppio e numerosi uccelli tipici della campagna tra i quali spiccano i limicoli: Airone Bianco, Beccabuoi, Airone Cinerino e le splendide Cicogne  che provengono dalla vicina colonia di Gavasseto a circa 2 km dal percorso in direzione Ovest. Si raggiunge il bivio con il ponte del Rodano riconoscibile dal colore rosso, che rappresenta la variante per raggiungere l’agriturismo Acque Chiare, ottimo posto tappa con camere e servizio ristorazione. Si riprende il percorso proseguendo sul sentiero che continua a costeggiare il torrente Rodano, la traccia si fa più stretta e attraversa una zona in cui la vegetazione è più fitta, si raggiunge un sottopassaggio e nella risalita da questo si entra in un tratto stretto proprio sulla sponda del torrente. Nell’uscita dal percorso si raggiunge l’ampia tratta che spazia sui coltivi e sulla alta pianura reggiana. A destra da notare la chiusa a sbarramento tipico della gestione delle acque e delle canalizzazioni di irrigazione; un usanza tipica di queste campagne con chiuse ad argano che erano gestite anticamente da appositi esperti nella deviazione delle acque . A seconda delle esigenze delle semine e dalle indicazioni dei contadini, il “Dugarolo” azionava alzando le chiuse e deviando le acque del Rodano riempendo i canali a cui  i contadini stessi attingevano per l’irrigazione. Si prosegue su un tratto a fondo ghiaiato che conduce do circa due km all’incrocio con via Anna Frank. Si gira a destra attraversando su asfalto il ponte sul Rodano e immediatamente dopo, alla fine del ponte si attraversa la strada e si prende la carreggiata che prosegue sulla sponda orografica sinistra del torrente, fiancheggiando a destra ampi campi a coltivo. Alla fine del tratto si raggiunge un importante elemento storico:  il Canale di Secchia  una via d’acqua artificiale costruita dai romani per portare l’acqua del fiume Secchia (a circa 20 km da dove ci troviamo)  dentro alla città di Reggio Emilia, il canale  è stato utilizzato fino al 1800 , con piccole imbarcazioni i commercianti entravano nell’allora città murata per scaricare le merci. Oggi il canale di Secchia  è una  presa d’acqua utilizzata per l’irrigazione ma conserva ancora il fascino di un antico manufatto tant’è che nel punto in cui il SSP deve attraversare il torrente si può notare ancora oggi l’antico ponte ad arco a tutto sesto in cui il canale passa sopra al Rodano nel punto in cui è sopraelevato e attraversa il torrente. Nel caso in cui l’attraversamento del Rodano sia impervio potete attraversarlo utilizzando la passerella metallica della presa del canale di Secchia. In entrambi i casi il percorso prosegue sulla sponda del canale a fondo erboso. Il percorso continua camminando sopraelevati di alcuni metri tra panorami sulla campagna sottostante e vegetazione. In seguito a un lungo tratto di canale di Secchia si raggiunge la strada asfaltata (via del Bosco)  in corrispondenza del ponte del Gazo, un luogo che ha visto svolgersi un importante battaglia nel passato. Si tiene la destra e si percorre la strada asfaltata, dopo circa 300 mt nella svolta a destra della strada possiamo notare un notevole esemplare di Farnia (Quercus Robur), il percorso prosegue sempre su asfalto, poco avanti in prossimità di una circa a destra della strada all’angolo di una vecchia casa colonica oggi disabitata occorre abbandonare via del Bosco e seguire a sinistra la carreggiata che oltrepassa il cancello arrugginito. L’itinerario prosegue tra i campi e le vigne entrando nella proprietà dell’azienda Il Tralcio. L’arrivo all’azienda agricola Il Tralcio è un immersione nella tipica azienda reggiana di produzione del vini tipici di uve lambrusche e Parmigiano Reggiano.  Nei filari che affiancano il sentiero oltre alle uve tipiche per la produzione del Lambrusco vi è il recupero di un antichissimo vitigno di uva bianca: la Spergola. Si esce dall’azienda il Tralcio utilizzando la vecchia strada militare che affianca campi alternati a siepi notevoli, i cui primi lievi contrafforti segnalano l’abbandono dell’ultima parte di pianura. Si prosegue, la strada diventa asfaltata, prosegue per circa 300 metri e raggiunge un incrocio dove la strada prende il nome di via Mabrazza. L’itinerario prosegue a destra, lasciando via Mabrazza e percorrendo via Sabatini. Oltrepassato l’agriturismo l’itinerario raggiunge un incrocio, si prosegue diritto ignorando la stradina destra e proseguendo su via Dei Brugnoli che continua ad attraversare panorami agresti, raggiunta una curva dove la strada prosegue vi è un bell’esemplare di Farnia (Quercus Robur) e poco avanti raggiunge un incrocio. Tenere la sinistra e percorrere via Cerlini in prossimità dell’abitato di Fellegara che si raggiunge poco dopo all’incrocio con la strada principale che attraversa longitudinalmente il paese. All’angolo della casa con il numero civico 65 in cui troviamo una curiosità: il piccolo slargo all’incrocio è dedicato a Augusto Daolio indimenticato artista della musica e delle parole leader del gruppo musicale “I Nomadi”  (tra le tante canzoni ci piace ricordare “cammina cammina” ). Si prosegue a sinistra e dopo circa 300 metri si svolta a destra imboccando via della Botte. Poco avanti ha inizio il percorso ciclo pedonale del Tresinaro. Il percorso ciclopedonale, da mantenere fino all’abitato di Ca de Caroli, è semplice e intuitivo da seguire. Si prosegue lungo la sinistra orografica del torrente Tresinaro – che nasce più avanti sul SSP alle pendici del monte Fosola – fino ad arrivare al ponte di via del Cristo. Siamo a Scandiano, e da qui si può deviare verso il centro storico, che merita certamente una visita per la sua bella Rocca dei Boiardo e per la casa natale di Lazzaro Spallanzani, da dove il naturalista partiva per le sue escursioni scientifiche sull’Appennino. Per proseguire direttamente verso Ventoso si attraversa il ponte di via del Cristo e si continua lungo il percorso ciclopedonale che per circa 100 metri corre ai margini della strada asfaltata e, all’altezza di una fontana pubblica, curva leggermente a destra portandosi sulla sponda del torrente. Continuare per circa un chilometro, poi il percorso prosegue dritto nel parco pubblico Antonino Caponnetto  – segnalato da un cartello – in cui mantenere la stradina di destra sempre parallela al letto del torrente. Si passa sotto la via Pedemontana grazie a un sottopassaggio e, in poche centinaia di metri, si arriva alle prime case del borgo di Ca de Caroli. Si prosegue sempre dritto fino ad arrivare al ponte di via Resta e qui svoltare a sinistra, fino ad una piccola rotonda. Alla rotonda proseguire diritto – troverete un forno sulla sinistra davanti a voi – in via del Borgo, che attraversa il minuscolo e grazioso centro storico del paesino. Proseguire su via del Borgo – stradina di campagna asfaltata ma poco frequentata e con buon marciapiede sulla destra – per circa un chilometro fino ad arrivare al borgo di Ventoso. All’incrocio girare a destra in via Goti – vi troverete un grande parcheggio sulla vostra destra – oltrepassare un gruppo di case e imboccare via Colombaia sempre sulla vostra destra. Ed ecco, davanti a voi, sul lato sinistro della strada, lo storico cartello d’inizio del Sentiero Spallanzani (che nel 1988 partiva da qui).

Scopri di più