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Fra torri, borghi e mulini

L’itinerario ad anello attraversa la Riserva di Sassoguidano fra boschi e prati, toccando tutti i suoi principali punti d’interesse. Dal parcheggio si intraprende la strada che s’inoltra nell’area protetta, tra boschi di roverelle e doline erbose, per giungere in breve all’Oasi WWF dello stagno di Sassomassiccio, che ospita numerosi anfibi, come la rana verde, la raganella, il tritone crestato, il tritone punteggiato ed il meno comune tritone alpestre, nonché la rara e importante pianta acquatica Hottonia palustris. Proseguendo, con breve digressione, si tocca poi l’oratorio di Sassomassiccio, probabilmente sorto intorno al XI-XIII secolo su resti di un castello e, più avanti, fra maestosi esemplari di castagno e ampie distese erbose percorse dai tracciati dei cinghiali e dei caprioli, si apre la vista sui rilievi appenninici dominati dal monte Cimone.
Proseguendo ancora lungo il sentiero si incontra prima il Centro visite della Riserva, poi l’area attrezzata da cui, salendo sulla destra, si raggiunge l’antica chiesa di Sassoguidano dedicata a San Paolo. Di fronte, si staglia maestoso l’imponente complesso roccioso calcarenitico del Cinghio del Malvarone, le cui ripide ed inaccessibili pareti sono l’habitat ideale per molte specie di uccelli, tra cui il falco pellegrino. Imboccando il sentiero in discesa, si giunge al nucleo rurale settecentesco della Torre, per scendere infine nella valle del torrente Lerna per arrivare al mulino Còrnola, azionato dalla grande ruota “a cassette”. Per rientrare occorre proseguire fino alla borgata di Niviano con la sua torre mozza e, da qui, imboccare il sentiero che risale per l’antico tracciato, a tratti ancora lastricato, che ritorna al parcheggio di partenza dell’itinerario.
 

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Cosa vedere

I Sassi

Le particolari arenarie che hanno originato gli imponenti torrioni in località Roccamalatina, nel comune di Guiglia, di 70 metri e oltre di altezza, detti popolarmente “i Sassi”, sono composte da granuli grossolani (sabbie) osservabili distintamente anche a occhio nudo. Queste arenarie quarzose prendono il nome di “arenarie di Anconella”, la cui sedimentazione avvenne in ambiente di acque profonde circa 25 milioni di anni fa, nell’Oligocene Superiore, a seguito di fenomeni chiamati “correnti di torbida” (frane sottomarine) che, una volta attivate, per effetto del loro peso e per i movimenti della crosta terrestre, sospingono i granuli, depositati sulla scarpata continentale, per poi ridepositarli a distanza e profondità maggiori. Tale fenomeno ha portato alla formazione di elevati spessori di sedimenti di diverse dimensioni, decrescenti dal basso verso l’alto, all’interno dello stesso strato (evento torbiditico). La disposizione degli strati rocciosi nello spazio (si ergono con assetto quasi verticale) e la loro maggior resistenza all’erosione, rispetto alle rocce circostanti prevalentemente argillose, ne hanno determinato la particolare morfologia “a pinnacolo”. Oggetto di insediamenti fortificati, già durante la dominazione bizantina I Sassi costituirono un caposaldo difensivo contro i Longobardi. Nel Medioevo furono sede della famiglia dei Malatigni, che dominò i fortilizi fino alla loro decadenza. Il nucleo di edifici alla base del “Sasso della Croce”, detto Borgo dei Sassi, comprende un oratorio settecentesco e fabbricati con pregevoli portali dei secoli XIV e XV.

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