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Sui passi di San Geminiano

Si tratta di un’escursione piuttosto breve su piste forestali, attraverso le estreme propaggini occidentali del Parco del Frignano ai confini con l’alto Appennino reggiano, dove il crinale corre a quote modeste, dividendo l'impervio versante garfagnino da quello modenese, molto più dolce nelle morfologie e ricoperto da estesi boschi. La brevità del percorso consente di compiere una visita al vicino borgo di San Pellegrino in Alpe, splendido “balcone panoramico” sulla Garfagnana e sulle Alpi Apuane, dove si trovano l’antico ospizio che, fin dall’Alto Medioevo, dava rifugio a viandanti e pellegrini, e il “Museo della campagna e della vita di ieri”. L’itinerario si sviluppa in parte lungo lo spartiacque con la Toscana, lungo il quale si trovano, in sequenza, l’Alpicella delle Radici, il bel punto panoramico del Colle dei Lagni e la cima della Nuda, fino al passo Giovarello, da cui si può salire sull’omonimo monte (già in territorio reggiano) per godere di una ulteriore vista panoramica fin sulle Alpi Apuane. Lungo la discesa s’incontra il piccolo rifugio forestale delle Maccherie e una vicina torbiera di rilevante interesse botanico, dove si può osservare la Carice di Davall, un’essenza tipica delle torbiere centroeuropee e rara in Appennino. Da qui si raggiunge la radura di San Geminiano, dove in passato sorgeva un ospizio e dove transitava la via Bibulca, il più antico esempio di viabilità transappenninica della zona, che poteva essere percorsa da un paio di buoi aggiogati, da cui il nome. Oggi rimane, al margine dei prati, la piccola cappella dedicata al Santo, che, secondo la leggenda, si era ritirato qui come eremita fino a quando i cittadini modenesi non lo vennero a prelevare affinché divenisse il loro pastore.

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Escursionismo

Gli antichi borghi e il lago Pratignano

Il percorso parte dai Due Ponti (Fanano), località posta alla confluenza fra i torrenti Fellicarolo e Ospitale. Nel primo tratto, si sviluppa interamente fra boschi misti di carpino nero, roverella e cerro, intervallati da castagni fino a raggiungere il borgo delle Caselle, uno dei maggiori insediamenti rurali montani abbandonato negli anni ’50 del secolo scorso a causa di un importante evento franoso. Dopo le vestigia del borgo, il sentiero si fa più irto per l’avvicinarsi della zona dei cinghi, scoscesa stratificazione geomorfologica che sovrasta la valle del torrente Ospitale. Poi, giunti in quota, in direzione del lago si incontrano zone più rade e vecchi pascoli ricolonizzati dalla vegetazione arborea. Il lago Pratignano, di rilevante pregio naturalistico, è posto a 1.307 metri di altitudine in un’ampia conca di origine tettonica, in un’area circondata da praterie che in autunno assumono la veste migliore per la fioritura della calluna. Sullo specchio d’acqua si osserva l’incessante azione colonizzatrice delle piante palustri che lo hanno progressivamente trasformato nella torbiera più importante dell’Appennino Modenese. Nei dintorni del lago, merita una visita, sul lato ovest, un grande faggio secolare e, in posizione seminascosta sul lato est, la cavità rocciosa detta “Grotta delle fate”. Volendo, ci si può ristorare nell’area pic-nic, prima di intraprendere di nuovo la discesa lungo una cresta con vista sul monte Cimone, toccando poi gli antichi abitati di Casa del Vento e di Monte Luzzo.

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