Ciclovia del Parco dei Sassi

Da Vignola a Vignola

cyc_bici
In bicicletta
webmapp map

Dettagli Percorso

Lunghezza

53.6km

Durata

21h 21min

Dislivello +

2108m

Dislivello -

2108m

Quota di partenza

125m

Quota di arrivo

125m

Quota minima

114m

Quota massima

614m

Marano Vecchio

Marano è citato per la prima volta in un documento dell’887 con il nome di Castiglione. Il suo nome deriva da “terra marna”, la terra grassa con cui si concimavano i terreni. La parte antica di Marano Vecchio si sviluppa verso il colle con case di aspetto medievale. Qui è l’oratorio di S. Antonio da Padova, del XVI secolo ed un vasto fabbricato chiamato “il Convento”, del XVIII secolo. Alla sommità del colle, il castello dei Montecuccoli, del quale oggi rimangono solo alcuni resti delle mura.

Fiume Panaro

Il fiume Panaro è formato dall’unione dei torrenti Leo e Scoltenna che scendono dall’alto Appennino Modenese. La “Panèra” (in dialetto modenese) rappresenta uno degli ambienti più delicati e fragili del Parco dei Sassi di Roccamalatina. L’alveo è incassato tra i versanti collinari e solo in prossimità del paese di Marano il fondovalle si allarga sensibilmente. La vegetazione mostra come le diverse specie si dispongono in successione dal letto del fiume fino ai primi tratti di riva: gli arbusti di salici, il salice bianco, i pioppi e gli ontani, quasi a formare una scala. L’organizzazione è dovuta ai fattori naturali, come il tipo di substrato costituito da sabbie e ghiaie e il rimaneggiamento periodico delle acque fluviali, che alterna periodi di abbondante disponibilità ad altri di forte siccità.

Rio Frascara

Affluente in riva destra del fiume Panaro, ha scavato una vallecola delimitata da ampie pareti rocciose con vegetazione ripariale. L’ambiente fresco permette la presenza del faggio, non abituale a queste quote collinari. A valle, l’affiorare di rocce argillose consente una minor profondità dell’alveo e vegetazione tipica di ambienti più luminosi e aridi. Interessante la presenza di rocce composte da argille di colore rosso (ossidi di ferro), viola, grigio, nero o verde in base alla composizione mineralogica presente al momento della formazione. Sono polveri atmosferiche depositate, a pioggia, sul fondo di un antico mare (Bacino Ligure, 140-45 milioni di anni fa). La principale emergenza botanica è la Camphorosma monspeliaca, pianta ad areale fortemente frammentato che forma densi cuscinetti isolati sul substrato argilloso a forte concentrazione di sali (cloruri).

Cà Rastelli

La località era denominata Domus Zacheris o Ca’ de’ Zachieri e segna il luogo dove sorgeva l’antico castello di Trebbio. Il borgo, oggi denominato Cà Rastelli, si erge su un poggio di roccia affiorante in posizione emergente tra i Sassi di Roccamalatina e la Pieve di Trebbio. Rimangono i segni dell’antica struttura fortificata in un edificio articolato in vari corpi e in parte recentemente ristrutturato. Nel complesso si conservano portali, archivolti, finestrelle e resti di murature originali in conci d’arenaria. Nella parte prospiciente la strada carrabile a valle del borgo, si trovano edifici di recente costruzione di forte disturbo nel contesto storico-paesaggistico. Dalla cava presso Cà Rastelli furono tratte le arenarie che servirono per il restauro della Pieve di Trebbio ad opera del canonico don Ferdinando Manzini.

I Sassi

Le particolari arenarie che hanno originato gli imponenti torrioni in località Roccamalatina, nel comune di Guiglia, di 70 metri e oltre di altezza, detti popolarmente “i Sassi”, sono composte da granuli grossolani (sabbie) osservabili distintamente anche a occhio nudo. Queste arenarie quarzose prendono il nome di “arenarie di Anconella”, la cui sedimentazione avvenne in ambiente di acque profonde circa 25 milioni di anni fa, nell’Oligocene Superiore, a seguito di fenomeni chiamati “correnti di torbida” (frane sottomarine) che, una volta attivate, per effetto del loro peso e per i movimenti della crosta terrestre, sospingono i granuli, depositati sulla scarpata continentale, per poi ridepositarli a distanza e profondità maggiori. Tale fenomeno ha portato alla formazione di elevati spessori di sedimenti di diverse dimensioni, decrescenti dal basso verso l’alto, all’interno dello stesso strato (evento torbiditico). La disposizione degli strati rocciosi nello spazio (si ergono con assetto quasi verticale) e la loro maggior resistenza all’erosione, rispetto alle rocce circostanti prevalentemente argillose, ne hanno determinato la particolare morfologia “a pinnacolo”. Oggetto di insediamenti fortificati, già durante la dominazione bizantina I Sassi costituirono un caposaldo difensivo contro i Longobardi. Nel Medioevo furono sede della famiglia dei Malatigni, che dominò i fortilizi fino alla loro decadenza. Il nucleo di edifici alla base del “Sasso della Croce”, detto Borgo dei Sassi, comprende un oratorio settecentesco e fabbricati con pregevoli portali dei secoli XIV e XV.

Pugnano

Il termine Pugnano ha origini romaniche (da Punius o da Aponius) ed è documentato dall’anno 1000. L’insediamento di Pugnano sorge lungo la strada vecchia che da Roccamalatina conduce ai Sassi e conta numerosi edifici che risultavano in possesso della famiglia dei Malatigni già nel 1378. L’edificio più importante, nella parte a valle, è una casa-torre del ‘300 riccamente ornata con finestrelle in arenaria con arco a sesto acuto, portali decorati ed incisi. Sul retro vi è aggregato un edificio con torre cinquecentesca. A quattro piani, ha una bella cornice di gronda con mattoni disposti a T, a dente di sega e in linea, ed è decorata con fori per rondoni.

Montecorone

Il toponimo potrebbe derivare sia dal personale latino Coronius, sia per la posizione al centro di una corona di monti. Nel 1279 viene citato un castello cinto da un muro di fortificazione; nel 1408 fu uno dei castelli donati dal marchese Niccolò III ad Uguccione dei Contrari che lo unì alla Podesteria di Savignano del marchesato di Vignola. La chiesa di Santa Giustina, nominata per la prima volta nel 1277, domina un borgo di impianto medioevale di notevole bellezza, contraddistinto da edifici in pietra decorati da portali di arenaria e finestre ad arco a sesto acuto e dal seicentesco oratorio di San Rocco. Nei pressi del borgo, in direzione sud, si trova una sorgente sulfurea che eroga acqua potabile.

Castellino delle Formiche

Il castello medievale, situato a 694 metri sul livello del mare, fu sede di residenza di un ramo dei Malatigni, cui successe nel ‘300 un Montecuccoli e poi la podesteria di Guiglia. Del castello sono rimasti muri del ‘200, costruzioni con portali a sesto acuto del ‘300, un portale della canonica del ‘400 e la torre divenuta poi campanile. La chiesa attuale, dedicata a Santo Stefano, è dentro le mura del castello e conserva un fonte battesimale del 1662, tele del ‘600 e una Via Crucis in terracotta dell’800.

Siano

Piccola borgata residenziale situata nella frazione di Castellino delle Formiche. La località, chiamata anche Castello rustico per distinguerla dal Castello nobile, è attestata nel XVI secolo. Il complesso edilizio sembra essersi originato per aggregazioni successive attorno a due torri: la prima presenta fori per rondoni ed una bifora monolitica, la seconda presenta un cordolo di colombaia in arenaria, fori per rondoni e un portale ad arco tamponato. Di grande importanza il loggiato sei-settecentesco aggregato alla torre, caratterizzato, nella parte superiore, da cinque arcate di diversa luce poggianti su colonne a tutto tondo con capitelli in cotto e da un portale con timpano decorativo. Nel paramento murario è stata inserita una nicchia in arenaria scolpita con motivi vegetali e una mensola semicircolare contenente una statua acefala in cotto.

Scarica tracciato GPX

Descrizione

Itinerario di notevole impegno, sia per lunghezza che per dislivello, anche se accorciabile un poco in caso di necessità. Tutto gravita attorno ai Sassi, guglie arenacee emergenti nel paesaggio e quasi sempre visibili al centro dell’anello del nostro percorso. Curiosamente simili alle Meteore greche, oltre all’interesse geomorfologico essi racchiudono peculiarità botaniche e faunistiche: basti citare il picchio muraiolo, il raro geotritone presente in alcune cavità naturali o i rapaci nidificanti sulle rupi come il falco pellegrino. Da non perdere anche una visita a Pieve di Trebbio, tra l’altro vicinissima al centro visite del parco: chiesetta che conserva l’impianto romanico e parecchi elementi scultorei in pietra originali, nonostante il pesante restauro dei primi del ‘900. Dalla stazione ferroviaria di Vignola si raggiungono i confini del parco con il Sentiero Natura del fondovalle Panaro. Oltrepassato Ponte Casona si percorre la strada omonima fino all’inconfondibile bivio di quota 307 dove si sale a tornanti fino a Pieve di Trebbio. Si arriva poi a Castellaro e al Borgo dei Sassi, dominati dalle guglie arenacee che sono cuore e principale attrattiva del parco. Dopo l’eventuale salita a piedi alla più alta di esse, si torna al bivio di Castellaro per raggiungere, su asfalto, il paese di Roccamalatina. Da qui si può salire a Montecorone, altro borghetto di origine medievale incastonato tra campi e castagneti e in vista del Sasso di Sant’Andrea, oppure intraprendere subito il periplo della valle del Mulino della Riva con tortuosa strada a mezza costa che raggiunge Castellino delle Formiche, in posizione panoramica verso i Sassi. Da qui, passando per Sant’Apollonia, si scende al bivio di quota 307 già toccato all’andata e si fa ritorno a Vignola.